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 2014  ottobre 31 Venerdì calendario

MANDRAGORA, DEBUTTO CON I FIOCCHI

Beata irriverenza. Li ha fatti (bianco)neri, Rolando Mandragora da Napoli: un debutto da sogno proprio contro la Juve, che nel 2011 (insieme a Roma, Palermo e Atalanta) lo aveva visionato. E scartato, perché giudicato fisicamente non idoneo. Succede anche nelle migliori famiglie (calcistiche, s’intende), di sbagliare. Lui, classe 1997, diciassette anni («Ma in campo gioca come un trentenne», copyright di Enrico Preziosi), è il più giovane deb di questa Serie A, cresciuto nella scuola calcio di Fabio e Paolo Cannavaro a Giugliano, diretta da papà Giustino e quindi trasferito alla scuola Mariano Keller, vicino a Secondigliano.
Grifone aspettami Da lì ha fatto le valigie, destinazione Pegli, dove ieri ha festeggiato sobriamente il suo esordio in A offrendo pizza e focaccia ai compagni. Racconta oggi Michele Sbravati, responsabile organizzativo del settore giovanile rossoblù, che lo accolse a Pegli: «Al compimento del quattordicesimo anno le società possono prendere ragazzi da fuori regione. Rolando ci fu segnalato da un nostro osservatore in Campania. Lo abbiamo visto in un raduno a Napoli, poi è venuto tre giorni qui, fra aprile e maggio 2011».
Che maturità Quindi, tutta la trafila: Giovanissimi nazionali, Allievi B ed A e, quest’anno, la Primavera, con chiamate sempre più frequenti nel gruppo di Gasperini. Il Genoa lavora così da tempo: sceglie quattro-cinque talenti e li fa crescere. Ma per Mandragora è stata quasi una certezza: «Si distingueva — racconta oggi Sbravati, tre lustri di Genoa sulle spalle —. E, paradossalmente, non era una... primissima scelta, altrimenti club più forti ci sarebbero arrivati prima di noi». Rolando è entrato nel convitto di Pegli dove è seguito, al pari di una trentina di ragazzi, «da un tutor logistico e da un referente scolastico». Frequenta un istituto professionale: perché la condizione per stare qui non è solo saper dare scacco a Pogba, ma ricordarsi della scuola.
Il prescelto Il grande feeling con Gasperini è nato quest’estate nel ritiro di Neustift. Nello scorso giugno Rolando — racconta Sbravati — «è stato convocato con l’Under 19 per le qualificazioni europee. Insieme all’altro rossoblù Panico (oggi fermo per un grave infortunio, ndr) e all’interista Bonazzoli erano gli unici ‘97 in Nazionale».
L’identikit Rolando si ispira «a Thiago Motta», ma fra i rossoblù di oggi «è diverso da Sturaro — dice ancora Sbravati — Con la Juve ha interpretato la partita come gli aveva chiesto Gasperini, ma lui è più regista di centrocampo, uomo d’ordine e l’accostamento con Thiago Motta ci sta. Un mancino che gioca sempre a testa alta». Un lavoro di gruppo, quello genoano: oltre a Sbravati, un altro ex genoano, Francesco Bega, diesse del settore giovanile e gli allenatori che Mandragora ha avuto in passato, da Marcello Donatelli per due anni a Liverani, mentre quest’anno Fasce guida la Primavera.
Applausi (azzurri) E, ieri, ha avuto anche l’investitura ufficiale del c.t. Conte, in visita prima da Mihajlovic e poi da Gasperini: «Grazie a elementi come Perin, Sturaro e Mandragora il Genoa sta dando un esempio importante al calcio italiano. Qui c’è un progetto condiviso tra allenatore e società per i giovani. Gasperini non avrebbe potuto fare esordire in A contro la Juventus, non una squadra qualunque, un diciassettenne senza una vera unità di intenti».