Gianfrancesco Turano, L’Espresso 31/10/2014, 31 ottobre 2014
VIPERETTA MORDI E FUGGI
Nel calcio si è subito trovato a suo agio. Il ritmo vertiginoso della serie A non poteva essere un problema per Massimo Ferrero, 63 anni. È una vita che il nuovo proprietario della Sampdoria fa esattamente lo stesso tipo di gioco con le sue aziende: cessioni, liquidazioni, passaggi di mano che coinvolgono familiari e amici, garanzie bancarie spostate da qui a là, niente bilanci consolidati per aumentare le possibilità di contropiede alle banche creditrici. Soldi veri ne girano pochissimi. E certo non ne sono girati nell’acquisto del club blucerchiato.
I Garrone stavano per finire come il collega petroliere Massimo Moratti dell’Inter. La holding di famiglia San Quirico ha bruciato oltre 300 milioni di euro in dodici anni e mezzo di gestione segnati da scarse soddisfazioni sportive. Soltanto negli ultimi tre anni Sampdoria holding, il gradino societario intermedio fra San Quirico e l’Unione calcio Sampdoria (il club), ha messo assieme perdite aggregate per 99 milioni di euro. Il giocattolo che i petrolieri usavano come bara fiscale per abbattere le tasse ha rischiato di diventare la bara tout court del gruppo Erg ed è già da un pezzo che i Mondini, eredi della sorella di Riccardo Garrone e comproprietari della San Quirico, avevano chiesto ai cugini di uscire dal calcio. Ma ci sono voluti due anni perché Edoardo Garrone, figlio di Riccardo, riuscisse a vendere. Il verbo suona eccessivo. In serie A non si vende più. Si regala, come dimostra proprio il caso dell’Inter. E si regala con la formula del pieno per vuoto: i debiti se li accolla chi li ha fatti.
Zero euro è il prezzo ideale per Viperetta, come Ferrero è soprannominato dai tempi in cui si faceva le ossa distribuendo i cestini pranzo ai divi di Cinecittà. Il produttore e gestore di sale cinematografiche ha rilevato la controllante diretta del club (Sampdoria holding), l’ha ribattezzata Sport spettacolo holding, ha mantenuto il capitale sociale lasciato dai Garrone (950 mila euro) e infine, al posto della San Quirico, ha piazzato la sua personale e nuovissima Holding Max, che controlla la Sport spettacolo holding con mille euro di capitale sociale interamente versato.
Come omaggio dai Garrone-Mondini, Viperetta si è tenuto la sede della Samp in piazza Borgo Pila, che sono sempre trenta vani in centro a Genova. I 37 milioni di euro di debito netto del club sono largamente coperti dagli asset immobiliari e dai versamenti in conto capitale fatti dai Garrone-Mondini prima di abbandonare la barca blucerchiata.
Se l’operazione è brillante sotto il profilo del business, forse nemmeno Ferrero poteva prevedere il boom di popolarità del personaggio Viperetta. Nei pochi mesi dall’acquisto, annunciato a grande sorpresa a giugno mentre iniziava il Mondiale brasiliano, il neopresidente della Samp è diventato il volto nuovo dei post-partita televisivi, consacrato dall’imitazione di un ex giocatore delle giovanili sampdoriane, Maurizio Crozza. L’ultima delle sue gaffe è diventata un caso, con tanto di indagine della procura sportiva. Parlando del neo proprietario dell’Inter, l’indonesiano Erick Thohir, ha sparato: «Io penso che Moratti sia un grande uomo mi sembra ingiusto che sia stato trattato così. Io gliel’ho detto a Moratti, caccia via quel filippino...».
Ma come sempre quando i risultati sono buoni, i tifosi hanno accolto con entusiasmo il presidente che dalla tribuna esibisce il gesto scaramantico delle doppie corna e che, in caso di vittoria, si abbandona a galoppate sul prato di Marassi drappeggiato di sciarpe con i colori sociali. Poco importa se, proprio nei giorni in cui rilevava la squadra genovese, Ferrero patteggiava un anno e dieci mesi per il crac della compagnia aerea Livingston, una delle sue avventure meno fortunate. La condanna non ha impressionato nessuno in Federcalcio. I requisiti di onorabilità, obbligatori per rilevare un club inglese, in Italia non hanno cittadinanza. Al contrario, il palcoscenico della serie A rimane un passaporto diplomatico tra i più efficaci per i presidenti con qualche pendenza giudiziaria. Per restare a Genova, il rivale diretto Enrico Preziosi è in appello contro una sentenza di diciotto mesi per mancato versamento dell’Iva con il Genoa, senza contare i problemi con il calcioscommesse, la retrocessione per illecito sportivo con condanna penale definitiva e il Daspo (divieto di entrare allo stadio) subito nel 2012. È un derby infuocato a Marassi, nel senso dello stadio, e il nuovo arrivato ha già avuto modo di scontrarsi con il fondatore della Giochi Preziosi. È accaduto prima in Lega calcio, la rissosa confindustria del pallone, e poi in campo.
La prima stracittadina, giocata lo scorso 29 settembre, se l’è aggiudicata Viperetta 1-0. Non serviva di meglio per diventare l’idolo della torcida doriana e trasformare la comparsata di Ferrero nel film Ultrà (1991) in un segno del destino. Eppure il folklore delle stornellate in diretta Sky a Ilaria D’Amico nasconde una vicenda imprenditoriale vissuta costantemente in zona retrocessione. Ferrero non entra nel calcio da sprovveduto e lo ha dimostrato già nel suo primo mercato, concluso con un saldo positivo di 4,6 milioni di euro fra cessioni e acquisti di giocatori. A questa plusvalenza vanno aggiunti i diritti televisivi. Il recente rinnovo dell’asta sulla serie A ha registrato l’ennesimo rialzo del jackpot a quota 1,15 miliardi di euro complessivi.
Gli incassi delle tv sono ossigeno puro per il produttore romano, in costante ricerca di liquidità. La panoramica sulle società in mano a Ferrero, ai figli Giorgio e Vanessa e alla moglie Laura Sini, non induce all’ottimismo. Ma Viperetta si muove con rapidità degna del suo soprannome. L’operazione più importante condotta dopo l’acquisto della Samp ha riguardato la vecchia capogruppo dei Ferrero, Eleven finance, messa sotto il controllo della Sport spettacolo holding (Ssh). In questo modo, gli incassi da diritti tv della Sampdoria, pure controllata dalla Ssh, potranno sostenere le sale cinematografiche in difficoltà.
I cinema rilevati da Ferrero hanno il pregio di produrre cassa come un casello autostradale, ma il mercato tende alla concentrazione e non tutte le multisale hanno il successo dell’Adriano in piazza Cavour a Roma. Il multiplex padovano di Due Carrare, per esempio, è fra quelli che hanno deluso le attese. A fine settembre Mediaport cinema, controllata da Eleven finance, ha esaurito le riserve e quasi tutto il capitale sociale per ripianare una perdita di 2,2 milioni. Quello che convince le banche a credere in Viperetta è l’aspetto immobiliare. Se un cinema non rende, si può sempre vendere e trasformare. È il caso del Volturno di Roma. Appena Ferrero ha concluso l’acquisto delle 15 sale appartenute a Vittorio Cecchi Gori, il 30 settembre del 2013, il Volturno abbandonato e occupato da sette anni è stato venduto alla famiglia napoletana Orofino (farmaceutica) che ha ottenuto lo sgombero dei collettivi. Ma l’affare vero è il megasconto ottenuto, dopo una trattativa durata tre anni, dai liquidatori del gruppo Cecchi Gori. Ferrero non ha mai voluto accettare il prezzo di 59,5 milioni di euro fissato per i cinema adducendo uno stato di gestione disastroso delle sale, soprattutto per il costo del lavoro.
Alla fine, un anno fa Ferrero ha chiuso l’accordo transattivo con 25 milioni. Poi ha creato una nuova società, la Vici, che ha assunto la proprietà dei cinema Adriano e Atlantic, ha ottenuto 25 milioni di finanziamento e ha girato le sale in affitto a un’altra società di famiglia, la Ferrero cinemas, che è stata messa in liquidazione per le perdite alla fine di luglio del 2014.
Sul fronte produzione, la stessa fine ha fatto la Blu cinematografica mentre la Ellemme group ha chiuso i battenti a fine 2013 con un sequestro giudiziario seguito alla lite con l’imprenditore napoletano Gianni Lettieri.
Per insistere sulla linea del rigore e salvare il gruppo, Ferrero ha anche assunto Giovanni Stella da Orvieto, tagliatore di teste rinomato. Maschere del cinema e idoli degli stadi sono avvertiti. Fra “er Canaro” e Viperetta sarà dura rinegoziare ingaggi.