Luca Pisapia, il Fatto Quotidiano 31/10/2014, 31 ottobre 2014
L’ALTRO KAISER. STORIA DI ALI DIA
Cinquantatré minuti, tanto ci impiega Graeme Souness per rendersi conto di essere vittima della più clamorosa truffa della storia del calcio moderno. Cinquantatré minuti per capire che Ali Dia non è il nome di un giocatore di calcio, ma quello di un geniale imbroglio. La stangata comincia qualche settimana prima. Souness, ex capitano del Liverpool dei primi anni Ottanta, è un promettente allenatore: ha vinto con Rangers Glasgow e Liverpool prima di arrivare nel 1996 al Southampton. La stagione parte bene. Fino a quando a inizio novembre Souness riceve una chiamata. Dall’altra parte del telefono c’è George Weah, che gli chiede se è interessato a prendere in squadra suo cugino, il senegalese Ali Dia: promettente attaccante che l’anno prima ha segnato 13 gol con il PSG. Souness accetta senza esitazione.
Non si domanda come il liberiano Weah possa avere un cugino senegalese, né si preoccupa di chiedere al PSG se effettivamente abbiano mai avuto in rosa tale giocatore. Dopo solo una settimana dal suo arrivo, il 23 novembre 1996, nella partita casalinga contro il Leeds, Ali Dia esordisce nella Premier League delle televisioni e dei miliardi. Al 32’ del primo tempo, Ali Dia esordisce con la maglia del Southampton per sostituire il leggendario Martin Le Tissier infortunato. Per cinquantatré minuti Ali Dia vaga sconsolato per il campo, fatica a controllare il pallone, sbaglia ogni passaggio. Per cinquantatré minuti Souness finge di non vedere quello che sta accadendo. Ma dopo cinquantatré minuti Souness deve arrendersi all’evidenza. Capisce che al telefono non c’è mai stato George Weah, ma un procuratore senza scrupoli. Comprende di essere rimasto vittima di una colossale truffa. E al minuto 85 lo richiama in panchina. Ali Dia, che ha già compiuto trent’anni, e dopo una modesta carriera nei bassifondi del calcio francese l’anno prima ha raccolto una sola presenza nella squadra amatoriale dei Blyth Spartans, non giocherà mai più a calcio a livello professionistico. Graeme Souness invece, non crederà mai più di essere al telefono con George Weah.