Andrea Galli, Corriere della Sera 31/10/2014, 31 ottobre 2014
BOTTE, LA NUOVA MODA DI MENARE GLI SCONOSCIUTI PER STRADA SENZA UN MOTIVO. IL KNOCKOUT GAME CONSISTE NELLO STENDERE UN PASSANTE CON UN PUGNO SOLO, COSÌ PER DIVERTIMENTO. LA VIOLENZA GRATUITA DILAGA DAGLI USA ALL’ITALIA PASSANDO PER L’INGHILTERRA
L’ultima moda comincia in strada, finisce in ospedale e lascia segni che possono essere indelebili. Ad esempio c’è una ragazza, italiana, 30 anni, con il setto nasale frantumato che una sera, in un orario tranquillo (erano le nove d’un lunedì di due settimane fa) in un luogo affollato e trafficato (piazzale Loreto) è caduta a terra. Sangue e urla. E nulla di sua proprietà, dalla borsetta al computer, dal cellulare al portafoglio, che è stato portato via. Un colpo secco in volto e la fuga dell’aggressore. Roba da pugili e non da rapinatori. Un colpo preciso da knockout.
E infatti così si chiama il «gioco», che poi consiste nella folle azione di stendere i passanti con le mani e a volte anche con i calci: knockout game . Eccolo a Milano. L’abbiamo importato dall’America e ci stiamo specializzando. Anzi no, attenzione: importato fino a un certo punto. Una decina d’anni fa, in varie città, da noi c’erano stati agguati simili per modalità e per conseguenze. Dopodiché la moda era stata accantonata e adesso, da Torino a Roma, da Napoli a Genova, è tornata d’attualità, forse per il richiamo, la potenza e la «spinta» dei telefonini.
Sul knockout game ci sono state indagini, che rimangono difficili. Prendiamo il caso in questione. Una delle caratteristiche degli agguati è che ci siano dei testimoni, che i posti siano affollati: la violenza dev’essere «ammirata», documentata, filmata magari da un complice con un telefonino per riversare le immagini su Internet. Scegliere piazzale Loreto, dando per scontato che non sia stata un’aggressione a scopo di rapina oppure la vendetta di un conoscente della ragazza, come peraltro non pare ai carabinieri che hanno raccolto la denuncia, ha «preteso» una scelta precisa; è stato messo in conto il rischio legato alla presenza di telecamere esterne, ad esempio delle banche. I carabinieri sarebbero in possesso di una «diretta» della scena: al momento poco cambia.
C’è un ragazzo che sbuca da una macchina e sullo slancio colpisce la 30enne. D’accordo. Però chi è quel ragazzo? Come riuscire ad acquisire elementi per arrivare alla sua identità? Può aver commesso magari l’errore di esser sceso nella stazione del metrò di Loreto e di essere rimasto «memorizzato» nei filmati delle telecamere dell’azienda dei trasporti. Può essere. Ma potrebbe non bastare. La vittima ha affidato il racconto alla voce di un amico. Lei fa sapere che proprio non se la sente, che ormai — giura — ha paura a passeggiare per strada perfino in pieno giorno e lui ricostruisce: «Camminava dietro ad altre due ragazze che parlavano tra loro. Quelle hanno svoltato a un angolo e la mia amica ha proseguito. Ha notato un’ombra sgusciare dalle macchine parcheggiate e s’è ritrovata al suolo».
C’è il video delle telecamere di piazzale Loreto e potrebbe esserci in giro il video girato da un complice. Ma il confronto con l’America è ancora fortunatamente impari: negli Stati Uniti la moda è diventata una mania e la mania un vizio, ci sono centinaia di immagini di ragazzi e adulti colpiti, incapaci di difendersi, le mani che si muovono tardive per coprire le parti del corpo doloranti.