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 2014  ottobre 31 Venerdì calendario

RENZI HA PAGATO IL TAGLIO DELL’IRAP PREVISTO DALLA MANOVRA SCIPPANDO 4 MILIARDI DI EURO DESTINATI AL SUD. BOCCIA DEL PD NON CI STA: «QUEI SOLDI DEVONO RESTARE AL MERIDIONE». L’UFFICIO DI BILANCIO GELA IL PREMIER: «MANOVRA RECESSIVA»

Ora che la manovra di Matteo Renzi è in Parlamento e comincia a essere analizzata nel dettaglio, si scoprono una serie di cosette non proprio commendevoli. Lo Svimez, per dire, ha appena parlato del deserto industriale e persino della natalità che è il volto della crisi nel Mezzogiorno e dalla legge di Stabilità viene fuori che il governo ha appena scippato al Sud 4 miliardi di euro per pagare i suoi conti: “Si rispettano le regole di bilancio Ue coi soldi del Mezzogiorno – ha dichiarato ieri Francesco Boccia, deputato Pd pugliese che siede nella non secondaria poltrona di presidente della commissione Bilancio – Dicevano che il Sud non avrebbe perso un euro, invece sono saltati 4 miliardi: difendo le misure redistributive con i denti, dalla diminuzione dell’Irap agli 80 euro, ma dobbiamo capire chi paga che cosa e come”.
Ecco, il taglio dell’Irap sulla componente lavoro – di cui beneficeranno per ovvie ragioni soprattutto le imprese del Centro-Nord – lo paga il Sud: 3,5 miliardi in tre anni, infatti, sono “distratti” proprio dai fondi destinati alle aree svantaggiate. Un altro mezzo miliardo, invece, servirà a placare la sete di austerità del commissario europeo Jyrki Katainen: fa parte di quei 4 miliardi e mezzo che dovranno portare il rapporto deficit-Pil al 2,6% dal 2,9 inizialmente previsto. Ancora Boccia: “Mi pare un’idea creativa, nella migliore delle ipotesi, della redistribuzione delle risorse necessarie al rilancio degli investimenti pubblici”. Tutto questo al netto della decisione di ridurre dal 50 al 25% la quota di cofinanziamento dello Stato rispetto ai fondi comunitari, che decurta a monte la cifra disponibile per il prossimo ciclo di programmazione.
Curioso, infine, che in questo contesto si tenti di infilare nella manovra il contributo da 100 milioni per i lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo: la classica mancia per tenere sotto controllo i territori (meglio, la loro rabbia), che però è stata stralciata ieri alla Camera perché incompatibile con l’impostazione macro che dovrebbe avere una legge di Bilancio.
Oltre allo scippo, peraltro, bisogna registrare pure una sorta di beffa. Dai fondi europei 2007-2014, che vanno spesi entro l’anno prossimo, ai tempi dei governi Berlusconi-Monti si decise di dirottare la bellezza di 12 miliardi (su 60 totali programmati) verso una cosa chiamata “Piano di azione coesione”. L’idea era che, se regioni e enti locali erano troppo lente o incapaci di spendere bene i soldi, sarebbe stata l’amministrazione centrale ad aiutarli e indirizzarli. Ottima idea, ma i risultati sono pessimi: secondo la Ragioneria generale dello Stato, a oggi, di questi 12 miliardi sono stati effettivamente spesi solo 656 mila euro.
È appena il caso di ricordare che negli ultimi due governi, compreso questo, la delega sulla materia è stata dell’attuale sottosegretario Graziano Delrio. Questo, però, non ha impedito la sottrazione di risorse. Torniamo al deputato pd Boccia: “La favola per la quale si dice che è colpa delle Regioni incapaci non regge più. Servono nomi e cognomi. Sanzioni e azioni conseguenti . Ma i soldi devono andare a quei territori. Qui utilizzando l’incapacità di alcune classi dirigenti, si nasconde la sottrazione di risorse al Sud”.
Ieri, però, è stata anche la giornata in cui ha cominciato a scricchiolare una delle colonne propagandistiche che Renzi e il Pd (tranne rare eccezioni) hanno eretto a difesa della legge di Stabilità: questa manovra è espansiva, cioè dà ai cittadini più di quanto gli tolga (poi chi paga e chi prende, dentro il corpo sociale, è un’altra questione). Falso. Lo dice, con le cautele del caso, una fonte assai autorevole: Giuseppe Pisauro, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, una sorta di autorità di controllo sui conti pubblici. Così Pisauro, in audizione in commissione Bilancio, ha risposto a una domanda sul tema: “Dal punto di vista economico questa manovra è restrittiva perché migliora il saldo strutturale. Convenzionalmente stiamo ragionando rispetto al tendenziale e rispetto a quello è espansiva”. Tradotto: di fatto il deficit scende (dal 3 di quest’anno al 2,6% del 2015), quindi la manovra è recessiva; il governo parla di manovra espansiva rispetto agli impegni che aveva assunto Enrico Letta in Europa e confermati da Renzi in aprile (cioè un deficit-Pil al 2,2% l’anno prossimo). La verità, dunque, è che questa manovra è recessiva, ma meno di quanto avrebbe dovuto essere se avessimo dato retta a Bruxelles. Ricorda quella vecchia battuta su Achille Occhetto: “Lei non sa chi sarei stato io”.
Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 31/10/2014