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 2014  ottobre 31 Venerdì calendario

SERRA DA LONDRA PUNTA A PRENDERSI I CREDITI DI MPS

L’endorsement nei confronti del premier, Matteo Renzi, durante le primarie Pd del 2012, lo ha reso famoso. La mossa annunciata ieri lo porta ancora di più sotto i riflettori: Davide Serra, il finanziere italiano «emigrato» a Londra per fare affari con la finanza internazionale, «torna» in Italia. Il suo fondo d’investimento Algebris, un giocattolino che genera profitti per circa 9 milioni di euro l’anno, scommette sulle banche.
Per l’esattezza, Algebris scommette sulle perdite delle banche, cioè sui crediti in sofferenza. Si tratta dei prestiti non rimborsati da parte dei clienti (famiglie e imprese): una montagna di quattrini che zavorra i bilanci degli istituti, ma fa gola ad altri player della finanza. Che possono comprare le sofferenze a basso costo per poi guadagnare cercando di recuperare il più possibile dalle famiglie e dalle imprese in ritardo con le rate.
Nel dettaglio, Algebris Investments si concentrerà sugli «incagli» delle banche garantiti da immobili che in Italia sono circa il 40% del totale. Così se il cliente moroso non paga, la boutique di Serra mette le mani su palazzi, appartamenti, terreni. E visto lo stato di salute dell’economia italiana, la sensazione è che la sede italiana di Algebris, che avrà un quartier generale a Milano, si trasformerà a stretto giro in una società immobiliare.
Il fondo, che ha già raccolto 370 milioni di euro da investitori istituzionali e family office, ha un obiettivo di raccolta, che va chiusa entro aprile 2015, per 400 milioni di euro e sarà operativo per 4 anni. Rendimenti a doppia cifra tra il 15 e il 18 per cento. Di là dalle prospettive di guadagno, fra gli addetti ai lavori cresce la curiosità sui nomi delle banche che cederanno le sofferenze ad Algebris. Il problema è generale e interessa i grandi gruppi come gli istituti minori. IntesaSanpaolo e Unicredit si sono già attrezzata in autonomia. Il Monte dei paschi di Siena potrebbe aver bisogno di un po’ di ossigeno. Del resto, i 2,1 miliardi di deficit patrimoniale certificato domenica scorsa con gli stress test della Banca centrale europea hanno messo Mps in una condizione critica. Al momento, comunque, non è chiaro quali saranno le banche che faranno affari con Algebris.
In passato, Serra ha in ogni caso mostrato di avere una conoscenza profonda dei bilanci di Rocca Salimbeni. La scorsa primavera, a esempio, quando c’era in ballo l’aumento di capitale da tre miliardi della banca senese, il finanziere amico di Renzi disse che serviva un’operazione «da sei miliardi e non da tre». Il ragionamento di Serra ruotava proprio attorno ai prestiti non rimborsati: «Se consideriamo l’ancora bassa copertura di sofferenze e incagli rispetto a Intesa e Unicredit e la restituzione a breve dei Tremonti bond, la provvista di tre miliardi è inadeguata» dichiarò il fondatore di Algebris. E forse aveva ragione, visti i voti della Bce.
Se Algebris e Mps stringeranno accordi, i mal di pancia si sprecheranno: chissà quanti punteranno il dito contro gli intrecci fra politca e banche. Peraltro, la storia dice che Mps e Partito democratico sono sempre andate a braccetto. E anche oggi il Pd e, in generale, il centrosinistra non ci stanno a uscire dall’industria bancaria. E cercano di tenersi stretta pure Carige: ieri il sindaco di Genova, Marco Doria, ha auspicato che la Fondazione (che ha il 18% di Carige ed è a sua volta controllata da comune, provincia e regione) mantenga «una partecipazione rilevante».