31 ottobre 2014
NUOVO Moussef Jeddou, 9 anni, e sua sorella Rhim, di 4. Con la sorellina Hiba, di 5 anni, vivevano a Roma in un edificio della Banca d’Italia occupato da Action
NUOVO Moussef Jeddou, 9 anni, e sua sorella Rhim, di 4. Con la sorellina Hiba, di 5 anni, vivevano a Roma in un edificio della Banca d’Italia occupato da Action. Si occupavano di loro i genitori: la mamma Khadia El Faktani, marocchina di 42 anni, casalinga, «minuta, con i capelli ricci», e il papà Idris Jeddou, 43 anni, trasportatore di mobili per Mondo Convenienza. La signora, che tutti ricordano come sorridente, era cambiata dopo un viaggio in Marocco, un anno fa: «Era diventata taciturna e aveva ricominciato a coprirsi il volto con il velo», dicono i vicini. Con il marito erano sempre più frequenti le litigate, proprio come quella di domenica notte, durante la quale la El Faktani prese un coltellaccio e ci colpì lo sposo al fegato. Questi, a piedi, si trascinò fino al vicino ospedale San Giovanni, dove fu operato e raccontò di aver subito un tentativo di rapina per non inguaiare la moglie. Risvegliatosi dall’anestesia, provò a telefonare a casa: nessuna risposta. In effetti nel frattempo la El Faktani con una mannaia aveva ammazzato il più grande e la più piccola dei suoi figli, e gravemente ferita l’altra. Quindi con una cintura si impiccò alla doccia (che poi non resse il peso e fece cadere il corpo nella vasca). Notte di domenica 26 ottobre, in un appartamento di tre camere, bagno e cucina, al quarto piano di un palazzo occupato in via Carlo Felice, vicino alla basilica di San Giovanni, Roma.