Roberto Giardina, ItaliaOggi 31/10/2014, 31 ottobre 2014
TROPPE REGIONI PURE IN GERMANIA
da Berlino
Matteo Renzi stanga le regioni, e taglia i fondi. I governatori (solo noi li chiamiamo così, forse perché fa tanto Stati Uniti) si ribellano. E, se taglieranno, lo faranno a spese dei cittadini, senza toccare le loro prebende e quelle dei funzionari. Un commesso a Palazzo dei Normanni, a Palermo, guadagna più di un deputato a Berlino.
Il governatore dell’Alto Adige, o Süd Tyrol, dimentica le locali virtù teutoniche e intasca centomila euro più della Cancelliera. Ma sono cose note.
In Germania pensano di tagliare semplicemente i Länder, sedici sono troppi, basterebbero otto regioni, e l’optimun sarebbe scendere a sei. Si risparmierebbero almeno 5 miliardi all’anno, grazie alle sinergie. Il dibattito non è nuovo, ma è stato riaperto dalla Saar, la minuscola regione al confine con la Francia. Se si attraversa Saarbrücken, i cartelli stradali indicano la distanza per Paris, 390 chilometri. Berlino non è neanche indicata, ma sarebbero almeno 720 chilometri. Qualcuno voleva indicare la locale e splendida università con «University», studenti e professori si sono ribellati: accanto a Universität, meglio Université.
La Saar (2.569 chilometri quadrati, un milione di abitanti) fu contesa nel primo dopoguerra, e lo sarà anche nel secondo. Si dovette attendere fino al 1935 quando, con un referendum, gli abitanti decisero al 90 per cento di tornare nel Reich di Hitler. Il periodo di incertezza dopo il 1945 durerà dieci anni, e infine nell’ottobre del 1955 la regione sceglie la Repubblica Federale, ma con il 67 per cento di «sì». Diplomaticamente, Adenauer garantì alla Francia la fornitura supplementare di 66 milioni di tonnellate di carbone.
Dalla Saar proveniva Erich Honecker, il capo della Ddr al momento del crollo del Muro, e suo padre era un minatore. Oggi le miniere di carbone sono chiuse come nella Ruhr, e la Saar si trova in difficoltà. Ha 16 miliardi di euro di debiti, 16 mila euro a testa per abitante, neonati compresi. Sarebbe meglio che la regione si unisse alla vicina Renania Palatinato, e alla ricca Assia, con capitale Francoforte. La premier, la cristianodemocratica Annegret Kramp-Karrenbauer, si oppone, ma chiede una riforma del sistema di compensazione federale.
Il principio del Bund, la federazione, è il contrario di quanto ritiene Bossi. Non ognuno per sé, ma le regioni più ricche aiutano quelle meno fortunate. La cassa di compensazione assegna alla Saar appena 260 milioni all’anno, che non bastano neanche a pagare gli interessi. Frau Annegret chiede di più. Ma la Baviera si ribella: già adesso paga per tutti, insieme con Baden-Würrtemberg e Assia. Gli altri tredici Länder sono in rosso. E, di fatto, i bavaresi con 2 miliardi e mezzo mantengono oggi la città stato di Berlino, una metropoli che sprofonda nei debiti.
Perché non unirsi? Non è facile, per ragioni storiche. I Länder, grosso modo, corrispondono agli antichi stati tedeschi. Dopo la guerra, le potenze vincitrici vollero cambiare la carta geografica: fecero sparire la Prussia, il cui nome incuteva paura, e crearono il Brandeburgo diviso da Berlino. O unirono la Westfalia con la Renania del Nord, creando un enorme Land di 17 milioni di abitanti, e il Baden al Würrtemberg. Però la storia non si cancella, e la si ricorda quando fa comodo. Qualche anno fa, il Brandenburgo rifiutò in un referendum di riprendersi Berlino con tutti i suoi debiti. Però di fusione si continua a parlare, sempre con più insistenza. Prima o poi prevarranno i conti sul patriottismo locale?
Roberto Giardina, ItaliaOggi 31/10/2014