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 2014  ottobre 31 Venerdì calendario

LA PICIERNO, NIDIATA DI VELTRONI

Come giocarsi le regionali in dieci mosse. Chiedetelo a Pina Picierno, europarlamentare da più di 200 mila voti, capolista renziana per il Sud, insomma, la scelta più naturale per Palazzo Santa Lucia. Soprattutto in un Pd balcanizzato come quello campano. E invece? E invece ce la sta mettendo proprio tutta per autoescludersi dalla corsa.
Matteo Renzi spara a zero sul sindacato? Lei alza la posta in gioco, personalizza una questione politica, prende di mira direttamente Susanna Camusso accusandola di essere stata «eletta con tessere false». Picierno è ragazza tosta, non glielo nega nessuno, volitiva, ambiziosa. Oseremmo dire scomoda, sin dal suo esordio in politica.
A proposito di tessere. Leggete questo titolo di Repubblica Napoli, è del 6 marzo 2005: «Al congresso contestata la candidata demitiana alla presidenza. Fischi, urla e accuse: bagarre tra i giovani della Margherita». Tanto per rinfrescare la memoria ai più: al Palapartenope si teneva il congresso nazionale dei Giovani della Margherita. Sfilata di vip, da Francesco Rutelli a Beppe Fioroni e Ciriaco De Mita. Lo slogan già molto renziano: «Cambiare l’Italia è un gioco da ragazzi». Tre i candidati: un sardo Gianluca Lioni, un romano Luciano Nobili, un calabrese Luigi Modeo. Insomma si deve andare alla conta. E invece no, con un colpo di mano, a sorpresa, spunta un nome, quello di una venticinquenne, si chiama Pina Picierno. Fischi, urla, qualcuno straccia la tessera, il congresso viene sospeso. Il giorno dopo, però, Picierno la spunta. Da tesserata a leader in un sol colpo. È un lunedì e a incoronare la giovane campana è Dario Franceschini. Ma all’epoca, citiamo Wikipedia, per lei De Mita «è un mito» a cui, è storia nota anche ai bambini, dedica la sua tesi di laurea. Una folgorazione sulla via di Nusco. Altro giro, altro mentore. D’altronde è De Mita a lasciare il Pd, non lei. Walter Veltroni, nel 2007, nomina Pina responsabile nazionale dei Giovani. Nel 2008, sempre Veltroni, apre la sua campagna elettorale (quella del Pd maggioritario... ma anche no) a Caserta. Sul palco, a presentarlo, chi c’è? Pina Picierno, candidata al Parlamento. Ex demitiana, dunque, poi ex veltroniana, si avvicina ad Areadem e a Dario Franceschini. Rottamato per il rottamatore, alla fine. Dal 2008 ad oggi è sempre stata in segreteria nazionale. Non è da tutti. Ma, fino a pochi mesi fa, chi lo sapeva o se lo ricordava? Alla fine, Picierno è balzata agli onori di cronache e tv. A proposito di cambiare verso: il colpo di grazia l’hanno dato i social network, l’iperesposizione televisiva. Un’ubriacatura forse. Da politico rampante a gaffeuse, come ha scritto tempo fa Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano: da Ciriaco De Mita alla «cameriera di Renzi» (epiteto sciovinista e maleducato del biforcuto Vittorio Sgarbi) in diretta tv, durante la Fonderia bagnolese.
Passando ormai per i famosissimi 80 euro, con cui, dichiarò a Ballarò, «una famiglia ci fa la spesa due settimane». Dichiarazione che le è valso il premio fake: in campagna elettorale per le europee spunta un account falso su twitter @pinupicierno, un tributo dedicato solo ai veri social-vip. Quest’estate le è stato attribuito anche un flirt con Roberto Saviano, in realtà suo amico da molti anni. La reazione? Da pasionaria: «Fango mediatico in vista delle regionali». Al massimo un falso mediatico, nulla di più. Ma Pina è pronta per scendere in campo, per candidarsi a Palazzo Santa Lucia. «Siamo pronti a prenderci la Campania», dice a più riprese, usando un plurale maiestatis sulle prime incomprensibile. Quindi si candida? I cronisti le chiedono a più riprese, e lei «sono a disposizione del partito». Poi arriva la Fonderia, luogo perfetto da cui lanciare una candidatura giovane e invece la scena se la prendono Antonio Bassolino e Vincenzo De Luca.
È distante ormai il tempo in cui, ragazzina, trovò il modo di rompersi il menisco ballando nella sua stanza sulle note dei Nirvana . Ed è anche lontano il tempo in cui, torniamo a quel marzo del 2005, al Corriere del Mezzogiorno spiegava: «La politica è la mia più grande aspirazione».
Promessa mantenuta. E nel pantheon personale accanto a Weber, Leopardi e Neruda metteva anche De Gregori e Bersani. Non Pierluigi, che avete capito, Samuele, il cantautore. D’altronde il Pd è già troppo di sinistra per una moderata come lei.
Simona Brandolini, ItaliaOggi 31/10/2014