Andrea Di Biase, MilanoFinanza 24/10/2014, 24 ottobre 2014
RICAVI 2014, EXOR VERSO IL PRIMATO
Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann, cui fa capo il controllo di Fiat-Chrysler (Fca), ha sorpassato Eni come primo gruppo industriale italiano. Il sorpasso è avvenuto nel corso del primo semestre 2014, con il gruppo Exor che ha realizzato vendite per 58,1 miliardi contro i 56,6 del colosso petrolifero. Se i numeri saranno confermati sull’intero anno, si tratterebbe della perdita del primato di Eni dopo un decennio incontrastato di supremazia.
È questa la più rilevante novità contenuta nella consueta classifica dell’Ufficio Studi di Mediobanca sulle principali società italiane, che da anni non vedeva ribaltoni al vertice. Nel 2013 il primato è in mano tuttavia ancora all’Eni, che ha mantenuto anche lo scettro di regina degli utili. Lo scorso anno il fatturato del Cane a sei zampe, seppur in contrazione del 9,8%, è stato di 114,7 miliardi, tallonato da Exor-Fiat con ricavi per 113,7 miliardi (di cui 54,3 mld in capo a Chrysler). Da sottolineare comunque che le vendite domestiche contano per appena l’8% del giro d’affari. Exor-Fiat primeggia anche nella classifica di gruppo con il maggior numero di dipendenti. Ma sempre meno lavorano in Italia. L’azienda conta a fine 2013 quasi 306 mila addetti, in aumento del 6,5% rispetto al 2012: non accadeva dal 1989 che si superasse quota 300 mila, anche se la distribuzione geografica era ben diversa: allora l’80% lavorava in Italia, oggi ne resta poco più del 26%. Invariate la terza, quarta, quinta e sesta posizione con Enel, Gse (la società pubblica che gestisce il trading energetico), Telecom Italia e Finmeccanica. Edison è settima (dalla nona posizione) grazie anche al calo delle vendite di Esso Italiana (ottava) che le fa perdere quasi tutto il vantaggio sulla nona piazza occupata dalla Edizione dei Benetton, anch’essa scesa di una posizione. Stabili nella top20 stilata dall’Ufficio Studi di Mediobanca troviamo Saras e Poste Italiane al decimo e undicesimo posto. Per quest’ultima, si segnala che se i premi assicurativi del gruppo (13,2 mld) fossero sommati ai ricavi postali e finanziari emergerebbe un gruppo da 22,6 miliardi, sesto assoluto nel ranking 2013, davanti a Finmeccanica. Kuwait Petroleum sale di una posizione (da 13esima a 12esima) per l’uscita di Erg (passata alla posizione 22 dopo la cessione della raffineria Isab a Lukoil). Recuperano tre posizioni Ferrovie dello Stato (13esima da 16esima) e Luxottica (14esima da 17esima). In quindicesima piazza si trova Prysmian, scesa dalla quattordicesima. I supermercati Esselunga di Bernardo Caprotti sono 16esimi guadagnando due posizioni. Segue TotalErg (da 15esima a 17esima). Pirelli passa da 20esima a 18esima. Ge Italia Holding (già Nuovo Pignone) è l’unica new entry della top20 e si piazza in 19esima arrivando dalla 29esima posizione, grazie all’ampliamento del perimetro di consolidamento (Sondex e GE Avio). Chiude la top20 la multiutility lombarda A2A.
In sintesi, nove delle prime 20 società italiane appartengono al settore energetico, cinque alla gestione di infrastrutture o ai servizi con soli sei gruppi operanti nella manifattura (Fiat-Exor, Finmeccanica, Luxottica, Prysmian, Pirelli e Ge Italia). Tre di questi hanno un fatturato italiano uguale o inferiore al miliardo. Sette gruppi sono a proprietà pubblica, otto includendo Edison che fa capo a EdF. Quelli a controllo straniero sono cinque. Il quadro manifatturiero sarebbe meno desolato, rileva l’indagine, se si considera che alcune importanti attività industriali, riconducibili a proprietà italiana, non sono comprese nella graduatoria che riguarda le sole imprese con sede in Italia. Per esempio, il gruppo Techint, nel cui perimetro la ricade Tenaris della famiglia Rocca, ha raggiunto nel 2013 quota 19,1 miliardi di euro di ricavi e sarebbe il sesto gruppo italiano dietro Telecom. Il gruppo Ferrero, nella sua configurazione mondiale sotto la holding lussemburghese Ferrero International sa, ha raggiunto gli 8,1 miliardi nel 2013 e si piazzerebbe in 12esima posizione.
Per quanto riguarda il credito, invece, dalla rilevazione di Mediobanca emerge che negli ultimi otto anni sono affluiti all’economia 289 miliardi di euro netti (saldo tra nuove erogazioni e rimborsi), in media 36,1 miliardi l’anno. Dal punto di vista reddituale, il sistema bancario italiano ha chiuso il 2013 con una perdita aggregata pari a 21,1 miliardi di euro (la maggior parte riconducibile ai tre maggiori istituti), contro quella di 1,8 miliardi dell’anno precedente, dovuta a svalutazioni di partecipazioni e a rettifiche sugli avviamenti.
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 24/10/2014