Mario Platero, Il Sole 24 Ore 31/10/2014, 31 ottobre 2014
L’ECONOMIA SI RISOLLEVA, OBAMA SI INDEBOLISCE
«It’s the economy stupid». Vale anche nel 2014, come valeva nel 1992, quando Bill Clinton fece dello slogan un cavallo di battaglia elettorale contro George Bush Sr. Con un paradosso: Bush Sr. gestiva in effetti un’economia in difficoltà. Barack Obama si trova con un’economia in boom ma si trova lo stesso in una posizione di grave debolezza. Ed eccoli i dati del paradosso: il 43% dell’opinione pubblica continua a mettere l’economia al primo posto nei suoi pensieri. Ieri abbiamo visto un tasso di crescita del 3,5% per il terzo trimestre, per il secondo era stato addirittura del 4,6. In un anno sono stati creati 2,6 milioni di nuovi posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è passato dal 7,2% al 5,9. Il rapporto defict/Pil è in ordine, i prezzi della benzina sono oggi ai minimi da qualche anno, la borsa, nonostante un po’ di volatilità, resta vicina ai massimi e il sentimento dei consumatori è molto buono.
Come mai dunque, se l’economia conta e va bene Barack Obama perderà lo stesso il Senato, martedì prossimo alle elezioni del Midterm? I pronostici dicono che i repubblicani terrano comodamente anche alla Camera dove saranno i palio tutti i 435 seggi. A meno di una sorpresa sul Senato Obama dovrà perciò rassegnarsi a una disfatta con l’economia in boom. A una chiusura di mandato da "anatra zoppa" alla mercé dei repubblicani. Come ci spieghiamo dunque questa punizione per colpa dell’economia nonostante l’economia vada bene?
C’è un complesso messaggio politico che emergerà da queste elezioni. Un messaggio forte, importante, articolato in due punti, si chiederà una redistribuzione (trickle down) verso il basso, alla Reagan, del benessere; e una leadership calda ed efficace.
Cominciamo dall’economia e dal trickle down. Solo il 28% degli americani ritiene che oggi dal punto di vista economico le cose siano migliorate. Se è vero che l’occupazione si è ripresa e l’economia va a gonfie vele, la percezione è che i benefici vadano soprattutto alle classi più ricche e alle aziende che macinano buoni profitti per i loro azionisti. La clsse media in America non sta bene. Il reddito reale non è aumentato e anzi è diminuito. Nonostante l’inflazione sulla carta sia sotto controllo in questi ultimi anni i prezzi per la gestione della vita di una famiglia media sono aumentati. Si fa molta fatica ad arrivare alla fine del mese. La controprova di questa situazione l’abbiamo nel mercato del lavoro. Se il tasso di disoccupazione è diminuito è anche diminuita la partecipazione degli americani alla forza lavoro, al 62,7% il livello più basso in 36 anni. Per questo, con l’uscita dalla liste di collocamento, i dati sull’occupazione complessivi sembrano meglio di quello che sono. Non solo, il salario orario non si muove. Questo si traduce in quel 68% che pensa che l’economia non vada poi così bene.
Aggiungiamo un altro elemento che gli americani non gradiscono. "Washington", lo Stato che continua a debordare. Prendiamo il tasso di crescita di ieri. Almeno un punto percentuale dipende da un forte aumento delle spese del governo. Obama ha finalmente deciso di mostrare gli artigli, cosa che dovrebbe aiutarlo, e ha autorizzato spese in un contesto in cui la spesa del governo già aumenta di circa il 10% all’anno invece di diminuire come dovrebbe. Obama era stato eletto da outsider per risolvere il problema "Washington" e invece è diventato parte del problema: ha introdotto una costosa riforma sanitaria e la paralisi della capitale continua. Qual è la sua responsabilità? È freddo e distaccato. C’è una questione caratteriale, non dialoga con l’opposizione o meglio, se dialoga, litiga, tiene repubblicani e persino compagni di partito alla distanza. Reagan per contro, repubblicano odiato dai democratici a inizio mandato, era riuscito al secondo mandato a conquistare una buona parte di loro con il suo charme, invitandoli a eventi privati, usando il potere e il fascino della Casa Bianca in modo condiviso.
Il presidente ha perduto una buona parte della sua patina di successo già quasi due anni fa tra riforma sanitaria che funzionava male ed economia che non aiutava la classe media. E quando succede, quando si entra in difficoltà, la storia ci dice che risalire la china è molto difficile.