Guido Gentili, IL 11/2014, 30 ottobre 2014
TOH, SI RIVEDONO I POTERI FORTI
Nei periodi di crisi e/o di grandi tensioni politiche, le due parole riemergono fatalmente dagli abissi nelle quali le avevamo lasciate (poco tempo prima). Parliamo dei “poteri forti”, formula che serve a indicare una miscelleanea di poteri di comando e di interdizione che condiziona, all’interno e all’esterno dello Stato, il potere forte per eccellenza, quello appunto dello Stato.
I “poteri forti” ricorrono spesso nella pubblicistica e la politica ne fa grande uso. Evocando un qualcosa di misterioso e nascosto alla vista dei più, essi generano curiosità e apprensione. Il “Gotha dell’economia e della finanza”, per esempio, è un’espressione frequente. Gotha è una città tedesca conosciuta per l’Almanacco omonimo dei nobili e degli aristocratici pubblicato dal 1763 al 1944. Una riunione al vertice degli industriali o un incontro sempre al vertice dei banchieri possono diventare il “Gotha dell’industria” e “della finanza”. E il “Gotha” è un potere forte di sicura presa mediatica.
Naturalmente, in un sistema storicamente bloccato come quello italiano, è molto diffusa la presenza degli “interdittori”. Per cui il potere “forte” può in realtà non essere grande e non necessariamente seduto ai piani alti della società. Un piccolo sindacato può bloccare, per esempio, il sistema dei trasporti: come lo vogliamo chiamare, un potere “debole”?
In ogni caso, la discussione sui “poteri forti” è spesso oziosa e poco comprensibile, proprio perché comodamente avvolta sotto una cappa di allusioni e mezze frasi. I “poteri forti” sono così tutto e il suo contrario: la mano che arma il sabotaggio della politica o il bersaglio su cui s’appuntano le frecce avvelenate della politica. Scegliete voi, di volta in volta. E mai fidarsi delle apparenze.