Massimo Galli, ItaliaOggi 30/10/2014, 30 ottobre 2014
MINI SATELLITI, È LA NUOVA MODA
I mini satelliti sono la nuova moda delle aziende specializzate in tecnologia spaziale. Un esempio lampante di questa tendenza è la start-up americana Planet Labs, nata nella Silicon Valley da un gruppo di ex dipendenti della Nasa. Negli ultimi quattro anni, nonostante avesse a disposizione risorse economiche limitate, l’azienda ha già piazzato 71 satelliti nell’orbita terrestre.
E non è che l’inizio, afferma determinato Josh Alban, direttore sviluppo di Planet Labs, che ha sede a San Francisco. Anche se proprio ieri altri 26 satelliti sono andati distrutti in un’esplosione durante la fase di lancio.
Il segreto dell’azienda risiede nelle dimensioni dei satelliti, che sono grandi quanto una scatola di scarpe e pesano soltanto 4,5 chili. Il costo di fabbricazione e di lancio di quelli che vengono chiamati nanosatelliti (fra 1 e 10 chilogrammi) è molto più basso rispetto ai dispositivi tradizionali. Per risparmiare ulteriormente, la start-up acquista i componenti via Internet. La batteria è la stessa di un computer portatile e i microchip sono quelli presenti negli smartphone. La taglia in cambio del numero: così sintetizza la strategia di Planet Labs Mason Peck, docente all’università di Cornell (New York). In questo modo è possibile scattare decine di fotografie della Terra nello stesso istante. Invece i suoi concorrenti come DigitalGlobe, che fornisce immagini all’esercito americano, sono costretti ad accontentarsi di un numero più limitato.
Planet Labs fa parte di una nuova corrente che intende rivoluzionare le tecnologie spaziali e che si appoggia sul successo di Cubesat, un tipo di micro satelliti (10x10 centimetri) sviluppato dall’università Stanford che ha permesso di tagliare il prezzo d’ingresso. Una di queste realtà è stata apprezzata da Google, sempre più attiva nel settore. Così il colosso del web ha rilevato nei mesi scorsi Skybox per 500 milioni di dollari, poco meno di 400 mln di euro. L’azienda è attiva appunto nella produzione di micro satelliti, molto più grandi e pesanti di quelli progettati da Planet Labs (fino a 100 chili).
Gli sbocchi commerciali per queste società sono molteplici. La domanda di foto satellitari è elevata: basti pensare che Planet Labs ha già diversi clienti, soprattutto nell’agricoltura di precisione, che cerca di ottimizzare l’utilizzo dei lotti di terra. Altri clienti potenziali sono le compagnie petrolifere e minerarie. Ma anche le assicurazioni, che potrebbero verificare velocemente i danni denunciati. Per proseguire con le istituzioni finanziarie, che potrebbero capire in anticipo il livello del raccolto agricolo e quindi le quotazioni dei prodotti, oppure le vendite di una catena di negozi osservando quanto avviene nei parcheggi.
Anche i governi potrebbero essere della partita, perché le nuove tecnologie permettono di ridurre i costi dei lanci in un periodo di crisi per le finanze pubbliche e di taglio della spesa. I dati, inoltre, sarebbero disponibili anche a quei paesi che non dispongono di propri satelliti. Un ulteriore sbocco è nell’ambito della comunicazione, dove la connessione a Internet potrebbe essere assicurata alle regioni che ne sono ancora sprovviste. Certamente potrebbero esserci degli usi ambigui, per esempio a fini di spionaggio industriale. Come ha rivelato qualche mese fa Dan Berkenstock, cofondatore di Skybox, sono state messe sotto osservazione le fabbriche di Foxconn, in Cina, per dedurre la data di uscita dell’iPhone di Apple.
Non può mancare, infine, il classico rovescio della medaglia, che riguarda la privacy. Josh Alban sostiene che le immagini scattate nello spazio non permettono di identificare i volti o di leggere le targhe delle automobili. Tuttavia, fanno notare alcuni addetti ai lavori, le foto, disponibili più volte nell’arco della giornata, conterrebbero parecchie informazioni sulle abitudini personali. Anche se nella società contemporanea, ormai, sempre più persone stanno rinunciando alla riservatezza mettendo in piazza sentimenti, passioni e persino arrabbiature.
Massimo Galli, ItaliaOggi 30/10/2014