Mario Sechi, Prima Comunicazione 10/2014, 29 ottobre 2014
LA MIA SPESA È IL TUO SPETTACOLO
Alla romana. Dividere il conto del ristorante tra amici. Pagare. Salutare. E dormirci sopra se si tratta di una serata dove ‘se fatta ‘na certa’. La cosa ha una sua primitiva e rassicurante concretezza: uno guarda il conto, l’altro sbircia per il controllo, uno fa la divisione, tutti tirano fuori un po’ di contante, calcolando anche la mancia. Il vecchio piacere del fruscio delle banconote e di qualche moneta sonante. Tutto regolare, è capitato a chiunque sia uscito dalla caverna platoniana.
Ma se dall’homo sapiens passiamo al nativo digitale l’operazione appena descritta diventa un fenomeno che indica un cambiamento antropologico, una rivoluzione, un salto nel domani che per molti è incomprensibile. Ecco come cambia la faccenda nell’era dell’App Totale: il conto arriva direttamente sul tuo profilo on line, leggi la ricevuta sullo smartphone, apri l’applicazione, chiedi a un tuo amico di pagare per te, lui sgancia il cash. L’operazione è visibile da tutti sul social network agganciato alla piattaforma di pagamento. Fine della privacy nel settore dominato dal segreto: cosa compro con il mio denaro.
Non è la descrizione del futuro, ma del presente in cui viviamo. Non è un pezzo di letteratura cyberpunk, né un brano di Vernor Vinge sul nostro futuro in touch and play, è semplicemente la realtà intorno a noi che si digitalizza per tribù. Se appartieni a quel clan o gruppo, partecipi all’avanzata della smaterializzazione e condivisione, se ne sei fuori, ti accorgerai del cambiamento per caso, un bel mattino ci andrai a sbattere mentre passeggi e pensi alla bolletta del gas da pagare. E resterai sorpreso.
Così è capitato ai quarantenni della redazione di Quartz: sulla chat del gruppo editoriale un trentenne ha postato un messaggio riguardante Venmo, un sistema di social payment dove qualcuno compra e paga qualcosa a un altro, free. Per i quarantenni l’idea di rendere visibili a tutti i propri acquisti e movimenti di denaro, è folle, ma per un trentenne la cosa è diversa, è un’altra attività just for fun, da like e commento.
Dove comincia e finisce la privacy? Bella domanda. Mentre la governance globale s’affanna a rendere il segreto bancario penetrabile per la giustizia e più sicuro per i clienti, i social network svolazzano sulle transazioni finanziarie, sono come falchi in picchiata per scardinare le gerarchie, disintermediare la catena del pagamento, artigliare il debito, il credito e l’interesse. La crescita esponenziale del servizio è certa. Come altrettanto certa è la crisi dei sistemi tradizionali di trasferimento del denaro. Che senso ha inviare soldi se posso trasferirli da un conto all’altro o addirittura pagare direttamente il bene o il servizio con il mio social network? E che senso avrà accendere il conto corrente quando il social network può fare anche il mestiere della banca? L’unica condizione affinché il sistema funzioni, si moltiplichi, cresca vertiginosamente, faccia milioni di utenti registrati e miliardi di dollari a Wall Street, è la fine della privacy come l’abbiamo immaginata fino a poco tempo fa. Anche con il denaro.
La cultura del segreto in materia economica ne esce sconvolta. E i paradossi della contemporaneità si toccano al punto da produrre un cortocircuito senza fine. Mentre JP Morgan subisce un attacco hacker sui conti correnti, la digitalizzazione dell’esperienza personale mostra il conto e chiede il cash. Protezione e sicurezza sono l’altro verso della banconota trasformata in share e retweet: ‘Pay for dinner, send a birthday gift, or just say hello’ è lo slogan di Venmo. ‘Paga la cena, invia un regalo di compleanno o dì solo ciao’, dove l’ultima azione, il saluto, è il cuore del messaggio: trasforma in un momento pubblico la tua transazione commerciale. Quelli di Venmo ne sono orgogliosi: caffè, musica, basket e credit card, please.
Ready, Set, Pay, come in una partita a tennis, dove il giudice di sedia scandisce il Game, Set, Match. È la filosofia di Wimbledon con il denaro che palleggia elettronicamente da una parte all’altra del campo da gioco, il pubblico che applaude, i tennisti che scambiano i colpi, urlano, ridono, alzano gli occhi al cielo, incassano il premio e tutti vincono la gloria del momento dell’acquisto. E la privacy? Volatilizzata ma, perbacco, in tutta sicurezza perché la filosofia del server prevede il dato criptato, archiviato, ispezionato e certificato.
Se anche il portafoglio diventa un’instagrammata, una foto che puoi taggare, tutte le regole finora applicate sono da riscrivere. Concepite per un mondo fatto di realtà tangibili, materiali, prodotti, sottoprodotti, persone che si incontrano fisicamente, di fronte alla smaterializzazione del denaro e alla sua trasformazione in ‘evento’, semplicemente non reggono l’urto della contemporaneità. Perché la chiacchiera quando comincia non sai mai dove conduce, le sensazioni che produce: ah, tu hai mandato cento euro a lei e non a me; come mai eri in quel ristorante quella sera? Domande. Monitoraggi. Mappe. E classifiche del gusto, della spesa, della classe sociale, fino ad arrivare, un giorno ormai vicinissimo, al top payer del mese, il trofeo che certifica la nascita di una nuova classe sociale, il ricco-visibile-on line, l’affluente che fa defluire la cassa.
Benvenuti nel Far West dei pagamenti, uno show dove la mia spesa è tuo spettacolo.
(http://www.mariosechi.it)