Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 25 Sabato calendario

PRESIDENTESSE E CAPITANE

Sandrine Mazetier, deputata socialista che in quel momento presiedeva l’assemblea di Palazzo Borbone, è esplosa all’improvviso: non le consento – ha detto a un collega del centrodestra – di chiamarmi “signora Presidente”. E per mostrare che non scherzava ha applicato la procedura necessaria per imporre all’incauto parlamentare “maschilista” una multa di 1.378 euro. Lui, che si chiama Julien Aubert, ha risposto fuori dall’aula: nella lingua francese – ha precisato – l’espressione “signora Presidentessa” indica la moglie del Presidente. Dunque io non ho sbagliato e la multa è ingiusta.
Ho raccontato questo episodio perché il problema esiste, e non soltanto nella lingua francese o nella volontà politica francese. Beato chi parla inglese, ma dove esistono maschile e femminile le lingue si sono male adattate ai nuovi ruoli delle donne nella società moderna. Non è forse vero che la signora Boldrini è Presidente della Camera dei Deputati? E le signore Pinotti o Lorenzin, non sono rispettivamente ministro della Difesa e ministro della Sanità? Vien da pensare che se da noi ci fosse una Sandrine Mazetier succederebbe il finimondo. Perché no “presidentessa” , perché no “ministra” , e così in tanti, anzi in tutti gli incarichi e i ruoli svolti? Anche da noi ambasciatrice vuol dire la moglie dell’ambasciatore, ma è tempo di aggiornarsi. L’unico dubbio mi viene in campo militare. Marescialla? Capitana? Generalessa? Ma sì, se si cambia si cambia.