Michele Masneri, IL novembre 2014, 29 ottobre 2014
AAA VENDONSI SEPOLCRI DA IMBIANCARE
Non è il cimitero più chic, a Roma – c’è quello acattolico e hipster di Piramide, dove ci sono Carlo Emilio Gadda, Antonio Gramsci, John Keats, Percy Shelley e Gregory Corso, però lì al momento niente saldi. Un buon momento per investire nell’edilizia funeraria è invece al Verano, cimiterone mainstream a San Lorenzo, progettato dall’architetto Giuseppe Valadier, re dei barocchetti romani, a inizio Ottocento.
Il Comune di Roma, per fare cassa e uscire dai degradi, vi vende 31 tombe, tutte documentate sul sito aste.cimitericapitolini.it. Si parte da un prezzo base di 26mila euro per una tomba di 2,5 metri quadri per arrivare al top di gamma, cappella gentilizia da 50 metri quadri con cento posti-salma e cripta, 650mila euro. Parto allora un giorno di settembre e vorrei fare anche una delle numerose visite guidate offerte dall’Ama – l’azienda dei rifiuti romani che gestisce anche i cimiteri (un «ricordati che devi morire» molto efficace). Ce ne sono di interessantissime. C’è quella letteraria: si possono vedere le tombe di Grazia Deledda, Giuseppe Gioachino Belli, Natalia Ginzburg, Alberto Moravia, Alberto Savinio, Giuseppe Ungaretti e Gianni Rodari. Poi c’è quella cinematografica, che preferirei: qui, tombe di Vittorio De Sica e Alberto Sordi, e poi Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Raimondo Vianello, Amedeo Nazzari, Vittorio Gassmann.
Basta prenotare, è gratis, dura due ore. Però al numero delle prenotazioni non risponde nessuno. Non c’è nessuno neanche nello stand “visite guidate Ama” proprio all’ingresso monumentale sotto il gazebo di plastica. Allora faccio da solo, mi invento un percorso spettacolo-immobiliare. Non è facile: il cimitero del Verano, sorto come tutti dopo l’editto di Saint Cloud (quello che fa molto indignare Foscolo), è enorme, labirintico, è una città nella città, ci sono le zone bene e meno bene. Ha anche una ztl o area C tutta sua: si può entrare in macchina di sabato e di Ferragosto, e sempre se hai almeno 75 anni; dunque ecco spiegate le Punto o Croma guidate da anziani con cappello, a velocità moderata, che si incontrano (e naturalmente si è nel più puro Verdone). Si parte per i quartieri alti di questa necropoli: i meglio posti stanno a sinistra, su una rive gauche tiburtina dove dà il Pincetto (cioè un piccolo Pincio, citazione di quello fatto sempre dal Valadier a Piazza del Popolo), diviso a seconda dello status in Pincetto Vecchio e Pincetto Nuovo, Altopiano del Pincetto e Bassopiano del Pincetto, tipo Parioli alti e bassi e Monti Parioli. Salendo verso il Pincetto Vecchio ecco il primo lotto in vendita, è il 22; è un bel tempietto neogotico, 9,62 metri quadri, informa la documentazione dell’Ama, posti-salma tre, base d’asta 51mila euro; l’iscrizione triste recita: «Al caro angioletto Michelangelo Nisi – i tuoi vinti genitori ti consegnarono indarno alla morte».
Il caro angioletto è stato sepolto nel 1926, non si sa che fine faranno i resti, ma l’Ama informa che nel 2013 le “estumulazioni” sono state 1.073; sono cioè gli sfratti che arrivano quando la concessione (oggi fissata a 75 anni) termina e la famiglia non può o non vuole più pagare il rinnovo. Dunque anche importanti dinamiche sociali, nella necropoli aspirazionale romana. Soldi vecchi che scompaiono (con amabili resti spostati in camposanti meno prestigiosi) e new money in arrivo, in un business comunque in leggero calo ma che regge: nel 2013 le tumulazioni a Roma son state 30.710, leggermente in calo rispetto alle 31.727 del 2012. Su ogni lotto in vendita c’è un cartello rosso, sobrio ma ben visibile. Accanto al lotto 22, il monumentone-tomba di Goffredo Mameli, con altorilievi e fasci di combattimento e berretti frigi. Vorrei vedere però i piani alti della classifica, e salgo su verso l’Altopiano, con un occhio anche alla mappa dello spettacolo. Ecco la tomba di famiglia degli Ovidi-Vianello, con Raimondo (1922-2010) sorridente in foto, e sopra delle testine di antenati antichi che gli assomigliano parecchio. Accanto, il lotto 34, una tomba sfasciata che però secondo me è un buon investimento: ben nove posti salma, 4,5 metri quadrati, molto ariosa, 37mila euro. Ariosissimo anche il 23: affacciato sul piazzale del Verano, solo quattro posti salma, 6 metri quadri, però araldico: vi è sepolto un conte de la Martre, «attaché all’ambasciata francese presso la Santa Sede».
La blasonatura incide sul prezzo: cinquantamila euro. Poi mi imbatto nel 55, il più economico di tutti: solo ventiseimila euro, 2,5 metri quadri, un solo posto-salma, «previa realizzazione di opportuni sostegni per poter ospitare il feretro». È insomma l’entry level, il monolocale al Verano. Forse ottima soluzione per single. Subito dietro, proseguendo nel Bassopiano (zona comunque molto chic, tipo viale Liegi), ecco una piccola cappella Stoppa, bassa, color zafferano, chiusa con un cancelletto, dentro si intravede una piccola lapide, ci son sepolti Paolo Stoppa e la moglie Rina Morelli. Non riesco però a trovare il lotto numero uno, la cappella mitologica da seicentocinquantamila euro. Risalgo su verso l’Altopiano (Monti Parioli), ormai ho imparato a orientarmi, alla fine i plot sono ben segnati, ogni appezzamento ha il suo numeretto, direi che il cimitero funziona molto meglio della città che lo ospita e anche della società della monnezza che lo amministra. Arrivo in un compound di archistar: cappella neorinascimentale con travertino e mattoni rossi, tomba di famiglia di Gaetano Koch (1849-1910) disegnatore della Banca d’Italia e di tanti palazzi della Roma umbertina, poi della famiglia Passarelli (1869-1941), altra dinastia di architetti romani, un erede ha fatto il palazzo dove sta la nuova sede del Corriere della Sera (qui, cappella bassa, squadrata, con cancelletto di ferro tipo film di Tati); accanto, una cappella del Drago, con dragone rampante sul tetto, portone bronzeo, rampicanti inquietanti ovunque, dentro spoglie di decine di principesse del Drago (è la più fica di tutte, non è in vendita, se lo fosse sarebbe categoria “per amatori” e “trattativa riservata”).