Marina Semiglia, Mente & cervello 11/2014, 29 ottobre 2014
GLI ANTIDEPRESSIVI CAMBIANO IL CERVELLO
Una singola dose di antidepressivo è sufficiente a produrre cambiamenti drastici nell’architettura funzionale del cervello umano. Scansioni cerebrali eseguite su persone prima e dopo l’assunzione di una singola dose acuta di un SSRI (inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina), farmaco di uso molto comune per la cura dei disturbi dell’umore, rivelano cambiamenti nella connettività neuronale entro tre ore. Lo ha scoperto un team di ricercatori del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences, come si può leggere sulla rivista «Current Biology».
In realtà, anche se gli SSRI sono una delle tipologie di antidepressivi più studiata e prescritta nel mondo, non è ancora del tutto chiaro come funzionino e, pur essendo noto che cambiano la connettività cerebrale in modo significativo, si era sempre ritenuto che gli effetti insorgessero in settimane, non certo in ore. Gli scienziati hanno scoperto – grazie alla misurazione per immagini del flusso di ossigeno nelle diverse aree encefaliche – che l’SSRI riduce in generale la connettività funzionale intrinseca (ossia quella che entra normalmente in azione durante il riposo e le attività passive) nella maggior parte del cervello, tuttavia se ne riscontra un aumento nel cervelletto e nel talamo. Capire perché alcuni soggetti rispondono positivamente agli SSRI e altri no potrebbe aiutare a predire meglio chi beneficerà di questo tipo di antidepressivo rispetto ad altre forme di terapia farmacologica.
Marina Semiglia