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 2014  ottobre 29 Mercoledì calendario

IRAN, LA PAURA DELLA BELLEZZA

Sharmin, 19 anni, ha messo la sua foto su Instagram, che come tutti i social media è oscurato in Iran ma tranquillamente accessibile grazie al sistema che rende quasi “invisibili” gli utenti. Racconta alle amiche la sua disavventura: avevano avuto ragione loro, quando l’avevano sconsigliata di mettere quella foto in cui si mostrava tutta truccata con due bande di capelli (extension, per la verità) che scendono lisci ai lati del viso. Certo aveva fatto colpo, e un ragazzo carino, studente d’ingegneria a Sharif niente di meno, le aveva scritto. Per il primo appuntamento lui aveva proposto un appartamento in città, lei aveva rifiutato: vediamoci in un caffè, è troppo presto. Tante insistenze da parte di lui, e alla fine gli aveva scritto irritata: ma io sono vergine, cerco un’amicizia seria. E questa volta si era arrabbiato lui: «Mi hai imbrogliato! ». «No sei tu che imbrogli». Insomma il sogno è finito e lei ha capito che era stata la foto col “trucco pesante” a tradirla.
Che foto mettere su Instagram è un argomento corrente tra le ragazze iraniane. Come un tempo parlavano di nasi da rifare e si scambiavano cataloghi, oggi le foto sono diventate una preoccupazione. «In quella che ho messo io si vedono solo gli occhi e la bocca», racconta Maryam, 22 anni, sicura della propria bellezza. Ancora è single, ma non per molto. In cinque, tutti ottimi partiti, le scrivono tutto il giorno dei messaggini. Lei però non ha ancora scelto, dice, non è uscita con nessuno. La interrompe un bip, è arrivato un nuovo sms. Con lunghe unghie viola ticchetta velocemente sulla tastiera la risposta.
Siamo a Teheran, la capitale di un paese dove notoriamente le donne devono velarsi ed essere sottomesse. Ma le ragazze fanno, più spesso di quanto non s’immagini, una vita che scolorita non è. Per molti ayatollah oltranzisti, ragazze come queste, che ignorano le regole di vestiario, si tingono i capelli, si laccano le unghie, si truccano e ora chiedono perfino il divorzio (il tasso di divorzi è del 20 per cento e sono sempre più spesso le donne a chiederli), sono una minaccia più insidiosa per la Repubblica islamica di quelle americane. Inutilmente il governo moderato del presidente Rohani cerca di far passare una lettura più rilassata delle regole di comportamento e di vestiario in vigore dopo la rivoluzione islamica. In Parlamento, dominato dai conservatori, è in discussione una legge che garantirà l’immunità a coloro che «ordinano il bene e impediscono ciò che è illegittimo».
In realtà in questi 35 anni la rivoluzione islamica ha promosso l’educazione delle donne. L’ironia della storia ha fatto sì che il velo abbia aperto le porte dello studio e del lavoro alla massa delle iraniane che, coperte, hanno riempito uffici e università. E oggi il regime si ritrova con donne che pezzo per pezzo cercano di prendersi maggiore libertà. Ogni ciuffo di capelli che fuoriesce è un segnale . Nella metropolitana di Teheran si vendono dei curiosi posticci di capelli da mettere sotto il foulard e che in pratica consistono semplicemente in un ciuffo: una frangia bionda o castana o mesciata da aggiungere ai capelli veri.
Fino a qualche anno fa questi fenomeni riguardavano solo la capitale, oggi anche la provincia. Il salon de beauté dove ho incontrato Maryam e Sharmin non è uno dei pochi di lusso come ce n’erano fino a qualche anno fa solo a Teheran nord, nei quartieri dei super ricchi. È uno stanzone in un seminterrato in una zona commerciale tra Fatemi e Valiasr, stipato di giovani donne, casalinghe o impiegate tra i 18 e i 30 anni che tra cerette, strisce d’alluminio per le meches, fili intrecciati per togliere la peluria e simili torture passano la loro giornata libera a farsi belle, trangugiano per dimagrire innumerevoli tazze di tè e si scambiano diete, esperienze di vita e indirizzi di medici estetici. «Essere belle per le donne iraniane è un compito» dice la proprietaria del negozio, una bella signora in carne con vistosa scollatura. «Lo dice anche il Corano: “Dio è bello e ama la gente bella”. E poi, il viso delle donne iraniane è il più bello al mondo. Lo affermò anche un viaggiatore europeo del secondo scorso: una bellezza da far perdere la ragione, scrisse».
Prima o poi il regime dovrà venire a patti con le donne, dice Mercedeh Motahari, che ha una boutique di successo dove cerca di coniugare le regole di vestiario fissate dal regime e i desideri della nuove generazioni. «Colore, soprattutto » dice. «In questo momento le ragazze, soprattutto d’estate, ai ropush strettissimi e cortissimi che portavano l’anno scorso preferiscono abiti più larghi e più freschi. Ma i colori devono essere chiari, vivaci, brillanti». Mercedeh è reduce da un convegno sponsorizzato dal governo dove gli stilisti iraniani hanno presentato modelli di “abito iraniano”. Uniche regole: lunghezza al ginocchio, manica non meno di tre quarti e qualche bottone davanti. «Il sogno delle ragazze oggi sarebbe quello di fare a meno del ropush (l’obbligatorio spolverino) ma i miei modelli possono essere una soluzione anche perché lasciano libera la creatività, permettono di mettersi addosso tutto quello che uno vuole e perciò di essere unica, che è il desiderio di tutte».
«Le sensibilità in fatto di vestiario e di apparenza del corpo femminile restano comunque così forti da obbligarci a pensare molto più di voi occidentali a come vestirci o truccarci», dice un’amica architetta. «Sarò troppo truccata per quella festa di matrimonio, o troppo poco? In questi giorni è Moharram , un mese di lutto, posso mettere lo stesso un abito chiaro?». Sono domande che inevitabilmente ognuna si pone. «Una delle parole chiave della lingua persiana è hayaa, il pudore, l’essere riservati, e ti accompagna anche se vai all’estero dove non ci sono obblighi di vestiario », interviene l’amica. Bihayaa, spudorata: così era considerata Reyhaneh Jabbari dai giudici che ne hanno ordinato l’impiccagione.
In un cinema sulla Valiasr danno in questi giorni un film, Harayesh ghaliz , trucco pesante, che parla di una ragazza che s’innamora di qualcuno che le promette di sposarla e portarla in luna di miele e lei pensando di farsi bella si trucca come una Barbie e aspetta all’aeroporto l’amato: che invece è già partito per proprio conto e per sempre per la Cina.