ll Foglio 29/10/2014, 29 ottobre 2014
LIBRI – Peter Fröberg Idling, CANTO DELLA TEMPESTA CHE VERRÀ, Iperborea Pol Pot innamorato! Già nel “Sorriso di Pol Pot”, Peter Fröberg Idling aveva mostrato il futuro dittatore da giovane
LIBRI – Peter Fröberg Idling, CANTO DELLA TEMPESTA CHE VERRÀ, Iperborea Pol Pot innamorato! Già nel “Sorriso di Pol Pot”, Peter Fröberg Idling aveva mostrato il futuro dittatore da giovane. “Un bravo giocatore di pallone”, oltre che un appassionato suonatore di violino e un avido lettore di Paul Verlaine e Victor Hugo. Scrittore e giornalista, in alcuni anni di lavoro in Cambogia come consulente legale per un’organizzazione internazionale, Peter Fröberg Idling ha imparato alla perfezione non solo la storia e la cultura del paese, ma perfino la lingua khmer. Di ciò si avvale per ambientare con cura la seconda puntata di questa che, in prospettiva, può diventare una saga, e che si svolge in una manciata di giornate del 1955, lo spazio di un mese, da lunedì 22 agosto a mercoledì 21 settembre. Da poco ottenuta l’indipendenza dal dominio coloniale francese, la Cambogia si prepara alle sue prime elezioni libere. Tra gli oppositori al potere del principe Sihanouk, il giovane Sar, destinato a essere tristemente conosciuto in tutto il mondo come Pol Pot, conduce una complicata doppia vita. Di giorno è l’intellettuale appena rientrato dai suoi studi a Parigi, militante democratico. Di notte è un dirigente dell’organizzazione clandestina che complotta per imporre la rivoluzione comunista. Ma sia di giorno sia di notte i suoi pensieri sono costantemente distratti da Somaly: la sfuggente fidanzata di sangue reale, che non disdegna le attenzioni di Sam Sary, il potente avversario di Sar che sarà prima stretto collaboratore di Sihanouk, e poi a sua volta suo nemico. In trenta giorni, mentre il triangolo precipita e il clima politico si fa sempre più frenetico e repressivo, Sar, Sary e Somaly giocano ognuno la propria partita: Sar per l’amore impossibile che ancora lo trattiene dalla lotta armata, Sary per la sua insaziabile passione, Somaly per inseguire un sogno di bellezza e libertà. Lo scrittore svedese attinge ai racconti dei sopravvissuti ai massacri dei khmer rossi, e si è ispirato anche agli affreschi dei grandi scrittori europei che furono testimoni del tramonto del colonialismo in Asia: dalla “Condizione umana” di André Malraux, esplicitamente citato, a “Un americano tranquillo” di Graham Greene, a “Una diga sul Pacifico” e all’“Amante” di Marguerite Duras. Ne riemerge una Cambogia perduta e vestita di seta, tra caffè fumosi e sfarzose soirées nei palazzi reali. E’ un quadro immaginario, ma verosimile, dell’attimo in cui la storia avrebbe potuto prendere un altro corso, quando l’intreccio di tre vite ha inciso sul destino di un intero paese.