Guido Santevecchi, Corriere della Sera 29/10/2014, 29 ottobre 2014
IL PRESIDENTE TIENE IL SUO OMBRELLO CONTRO L’EDONISMO
Fa colazione prima che sorga il sole; lavora fino a notte «mentre la maggior parte della gente guarda la televisione in famiglia»; cammina molto veloce nelle sale del potere, tanto che «il seguito deve quasi correre per tenergli dietro»; dice di essere felice quando si sente esausto; per risparmiare tempo negli incontri internazionali ha introdotto la traduzione simultanea; ama fare battute. Sono alcune delle rivelazioni che compaiono in un articolo sulla «giornata normale» del presidente Xi Jinping pubblicato dalla stampa statale.
La propaganda cinese sta facendo un grande sforzo per rendere il presidente più accessibile al grande pubblico. Da quando a marzo del 2013 è diventato capo dello Stato, Xi si è fatto «casualmente» intercettare dai cronisti mentre mangiava ravioli in un fast food tradizionale di Pechino, mentre passeggiava dietro piazza Tienanmen in una giornata di nebbia, mentre prendeva il taxi senza scorta. E anche il reporter-agiografo del reportage dalle stanze e dai corridoi del potere fa la sua parte con entusiasmo. Riferisce che nonostante le tensioni della responsabilità, Xi «come tutti i cinesi normali ha una grande dose di senso dell’humour e allegria». Per esempio, il reporter ha potuto seguire un impegno ufficiale dedicato all’accoglienza del presidente della Tanzania Kikwete: durante la cerimonia della firma di una serie di accordi, mentre Xi restava in piedi «mostrando grande energia», Kikwete chiedeva di sedere; a quel punto Xi ha mormorato in cinese: «Ma sì, lasciamolo sedere e noi restiamo qui diritti, a fargli da sfondo». Il traduttore simultaneo ha fatto il suo dovere riferendo in swahili a Kikwete la frase e «tutti hanno riso».
L’operazione però è seria, riporta al culto della personalità di Mao. È stata appena pubblicata una raccolta dei discorsi di Xi: 500 pagine tradotte in otto lingue.
Un altro esempio: il premio per la migliore foto di cronaca dell’anno è appena stato assegnato a un’immagine di Xi sotto l’ombrello, mentre visita un cantiere durante un acquazzone. La foto è della Xinhua , un po’ sgranata. Ma manda un messaggio politico chiaro: l’uomo più potente del Paese non si fa reggere l’ombrello da un assistente e si è anche arrotolato i pantaloni alle caviglie per non bagnarli troppo, come fanno molti contadini nei campi. Un monito ai corrotti «edonisti e stravaganti», come li definisce il presidente.
L’ombrello in Cina si sta «politicizzando». Se Xi lo esibisce come segno di normalità, gli studenti di Hong Kong lo hanno fatto diventare il simbolo della loro rivolta democratica, prima impugnandolo per difendersi dagli spray della polizia e poi piazzandolo sulle barricate come un’icona della loro sfida al potere. Una grande rivalutazione del parapioggia, disprezzato a partire dagli anni Trenta per colpa del premier britannico Neville Chamberlain che lo portava sempre, e lo agitò in segno di giubilo al ritorno dalla conferenza di Monaco del 1938, quando siglò l’appeasement con Germania nazista e Italia fascista. Nel 2013 cadde nella trappola dell’ombrello il presidente Obama: cominciò a piovere e lui si fece riparare da un marine, dimenticandosi che ai militari è vietato usare l’attrezzo mentre sono in divisa (ultimamente il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha rivelato che questa è la scusa con la quale alla Difesa in Italia troppi prendono l’auto blu).
L’operazione Xi però non è andata del tutto liscia: con un lavoretto di fotomontaggio sul web il presidente è stato trasformato in sostenitore della rivoluzione degli ombrelli di Hong Kong.