il Giornale 29/10/2014, 29 ottobre 2014
I VERI COMUNISTI NON GIOCANO A POKER
Il mah-jong, tradizionale gioco di società cinese, è finito nel mirino del presidente Xi Jinping, che da due anni sta conducendo una campagna contro la corruzione a colpi di denunce e di arresti. Il mah-jong - una sorta di ramino che si gioca con piccole carte rettangolari che in passato erano fatte di bambù o di avorio e ora di celluloide o nylon – è largamente diffuso in tutta la Cina almeno da duecento anni. Alcuni storici fanno risalire la sua invenzione ancora più indietro negli anni e addirittura a Confucio, il filosofo vissuto 500 anni prima di Cristo. Ma ora è sotto il tiro dei moralizzatori che dominano il Partito comunista da quando Xi Jinping, nel 2012, è salito al potere. Secondo il Quotidiano del Popolo, giornale che rispecchia le opinioni dei massimi dirigenti del partito, «il fenomeno di funzionari comunisti che si recano in vacanza nelle aree rurali per divertirsi giocando a mah-jong e a poker deve decisamente finire». Il mah-jong, insomma, è una delle «stravaganze» dei funzionari alle quali è necessario «mettere risolutamente fine». Il giornale prosegue prendendo di mira «le spese di denaro pubblico per visitare luoghi di importanza storica in nome dello studio e poi di andarsene in posti antichi a divertirsi». La campagna contro la corruzione - che ha colpito finora soprattutto avversari politici del presidente, come l’ex capo dell’apparato di sicurezza Zhou Yongkang - ha già fatto «vittime collaterali», provocando una netta diminuzione dei viaggi all’estero e dei banchetti, che spesso venivano offerti dagli alti funzionari ai loro ospiti.