Andrea Arzilli, Corriere della Sera 29/10/2014, 29 ottobre 2014
DOPO IL TAGLIO DEL CONI LA FIGC MINACCIA LA SCISSIONE. LIQUIDATA DAL CONI, INDEBOLITA DI FRONTE ALLA PROPRIA BASE E POLITICAMENTE CONSEGNATA ALLE LEGHE CHE, MESSA IN GINOCCHIO L’ISTITUZIONE, AUMENTANO IL LORO PESO POLITICO. PETRUCCI, PREDECESSORE DI MALAGÒ: «PECCATO CHE NON LI HO FATTI IO I TAGLI»
Regolamento di conti, paga solo il pallone. Taglio Coni da 25 milioni, che poi diventeranno 20 tra storno di vecchi crediti e contributo girato dal tesoretto di Giunta, sempre che il presidente Malagò non decida di impiegare tutti i 15 milioni per il progetto Roma 2024. Più il prelievo coatto al botteghino varato dal Governo per pagare gli straordinari delle forze di polizia in servizio negli stadi. In cambio solo la possibilità di parlarne, magari di trattare un po’ sulle cifre, oppure di provare ad apparecchiare un tavolo con Matteo Renzi per discutere delle royalties sulle scommesse che, al 90%, si muovono sui risultati del calcio. Ma nessuna marcia indietro nella rivoluzione culturale che ha di fatto detronizzato lo sport più amato e seguito d’Italia. Che, a caldo e velatamente, minaccia la possibilità di staccarsi come a suo tempo fece l’Nba negli States, di uscire dal Coni dopo che, ieri tra Giunta e Consiglio Nazionale, si è sentito accerchiato tra questioni di principio e problemi reali che ricadranno soprattutto sulla base, arbitri e dilettanti: «Noi vorremo restare nel Coni — Tavecchio, presidente Figc —. Il problema è che ci costringono ad applicare delle procedure che umiliano i rapporti. Diamo agli arbitri 0,21 euro a km: che facciamo adesso, non li paghiamo?».
«Conosco troppo bene Tavecchio e non penso la secessione sia un’ipotesi all’ordine del giorno. Comunque se i risultati sportivi fossero stati migliori il modello sarebbe cambiato. È un invito a far meglio», punge Malagò. Però il tema finirà nel Consiglio Figc fissato a metà novembre, di sicuro quella della scissione è una strada accidentata perché due grandi elettori di Tavecchio, Serie B e Legapro, si sostengono grazie alla mutualità e staccarsi dal Coni significa farli colare a picco. Ma la reazione del presidente Figc descrive alla perfezione la giornata dei conti in rosso solo per il calcio: da 62,541 milioni di contributo dell’anno scorso ai 37,533 del 2015, una sforbiciata del 40% prima dei ritocchini.
«Chiediamo di rivalutare la situazione o almeno di darci tempo per poter applicare la contribuzione. So di chiedere una cosa grande ma oggi ci sentiamo soli contro tutti», dice Tavecchio che trova sponda in Franco Carraro: «Non sono favorevole al cambiamento. E non sono certo che i soldi tolti al calcio vadano alla preparazione olimpica...». Perché, in effetti, tutte le altre federazioni, chi più chi meno, hanno da fregarsi le mani al cospetto della nuova formula di distribuzione della torta da 400 milioni di soldi pubblici approvata ieri: +19,35% per la Fidal, +22,08% per la Fin di Barelli, più euro per gli sport invernali, ciclismo, judo, lotta, karate, +21,95% per il basket e +23,60% per il volley per finire alla più premiata dal rimpasto, il tennistavolo con uno strepitoso +28,56%.
«Peccato che non li ho fatti io i tagli», le parole di Petrucci, presidente del basket e predecessore di Malagò. Al netto della lotta tra federazioni, la Figc si ritrova davvero sola contro tutti: liquidata dal Coni, indebolita di fronte alla propria base e politicamente consegnata alle Leghe che, messa in ginocchio l’istituzione, aumentano il loro peso politico.