Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  ottobre 27 Lunedì calendario

STATO, TASSE, RICCHI LE 7 IDEE DI REAGAN CHE SALVEREBBERO L’ITALIA DI OGGI


Era il 27 ottobre 1964, quando Ronald Reagan tenne il suo primo discorso politico. Ma quelle idee sono ancora validissime. Soprattutto per l’Italia.
Nessuna nazione nella storia è sopravvissuta a un gettito fiscale oneroso che raggiunge un terzo del suo reddito nazionale. Oggi, 37 centesimi di ogni dollaro guadagnato in questo Paese sono la parte che l’esattore pretende per sé; ciò nonostante il nostro governo continua a spendere 17 milioni di dollari al giorno in più di quanto incameri. Per ventotto degli ultimi trentaquattro anni non siamo riusciti a pareggiare il bilancio preventivo di spesa. Negli ultimi dodici mesi, abbiamo innalzato per tre volte il tetto del nostro debito e, ora, il debito nazionale è di una volta e mezzo più alto di quello di tutte le nazioni del mondo messe assieme.

LIBERTÀ E l’idea che il governo sia soggetto al popolo, che non abbia altra fonte di potere che non sia il popolo sovrano, è ancor oggi l’idea più nuova e originale che sia mai apparsa nella lunga storia delle relazioni dell’uomo con l’uomo. Ed è proprio il problema che si pone con questa elezione: se noi crediamo nella nostra capacità di autogovernarci o se invece intendiamo abbandonare la Rivoluzione Americana e confessare che una piccola élite intellettuale di una capitale lontana sia in grado di pianificare le nostre vite al posto nostro meglio di quanto sappiamo fare noi stessi.

STATALISMO I «pieni poteri di un governo centralizzato» furono esattamente la cosa che i nostri Padri Fondatori volevano evitare il più possibile. Essi sapevano che i governi non controllano le cose. Un governo non può controllare l’economia se non controllando le persone. E sapevano che, quando un governo si dispone a farlo, deve usare la forza e la coercizione per ottenere quanto si propone. Quei Padri Fondatori sapevano anche che, al di fuori delle funzioni che legittimamente competono a esso, uno Stato non riesce a fare nulla bene o con uguale parsimonia quanto il settore privato dell’economia al suo posto.

PIANIFICAZIONE Per trent’anni abbiamo cercato di risolvere il problema della disoccupazione tramite programmi governativi e più i progetti falliscono, più i pianificatori progettano.

RICCHEZZA Vi sono troppe persone che, quando vedono un uomo grasso accanto a uno magro, pensano che il primo abbia acquisito la sua prosperità necessariamente ai danni del secondo. Ecco allora che sperano di risolvere il problema dell’indigenza tramite l’intervento dello Stato e di programmi governativi. Ora, se la risposta da dare al problema fosse effettivamente intervento governativo e Stato assistenziale — e ne abbiamo fatto esperienza per quasi trent’anni — non sarebbe stato lecito aspettarsi che, almeno una volta in tutto questo tempo, il governo ci avesse fatto il punto della situazione? Ogni anno ci avrebbero comunicato i dati relativi al declino dei numeri relativi ai bisognosi e al fabbisogno di case popolari. In realtà è vero il contrario. Ogni anno il fabbisogno aumenta e aumenta ancora di più il costo degli interventi.

BUROCRAZIA Nessun governo ha mai deciso volontariamente di autoridursi. E così, una volta varati, i programmi governativi non scompaiono mai più. Di fatto, non si è mai visto su questa terra qualcosa di più vicino alla vita eterna di un dipartimento governativo. Tra funzionari e impiegati federali si raggiunge il numero di due milioni e mezzo di persone; ove poi s’includa il numero di quelli che operano a livello comunale e di Stato, si scopre che il governo impiega un sesto dell’intera forza lavoro della nazione. Questi bureau che proliferano con le loro migliaia di regolamenti ci sono già costati molte delle nostre salvaguardie costituzionali.

SOCIALISMO Ora, non sono necessari l’esproprio o la confisca della proprietà privata per imporre a un popolo il socialismo. Che importanza volete che abbia il titolo di possesso di un’azienda o di una proprietà se lo Stato detiene un potere di vita e di morte su quell’azienda o su quella proprietà? Un tale apparato è già in vigore. Lo Stato è, infatti, in grado di addossare un capo d’accusa su qualunque società esso scelga di perseguire. Ogni uomo d’affari ha la sua storia di molestie da raccontare. Da qualche parte si è insinuata una qualche forma di perversione. I nostri diritti naturali e inalienabili sono considerati alla stregua di un’elargizione dello Stato, e la libertà non è mai stata così fragile, così vicina allo sfuggirci di mano come in questo momento.