Paolo Valentino, Corriere della Sera 28/10/2014, 28 ottobre 2014
L’UNGHERIA VUOLE METTERE UNA TASSA SU INTERNET. IL POPOLO DEL WEB S’INFURIA E SCENDE IN PIAZZA: «LA TASSA IMPEDIREBBE L’EGUAGLIANZA DI ACCESSO ALLA RETE, PENALIZZANDO I CETI PIÙ POVERI E LIMITEREBBE L’USO A SCUOLE E UNIVERSITÀ CHE NON POSSONO PERMETTERSI DI PAGARE» E POI «CHI USA L’INTERNET VEDE BENE IL MONDO E PER QUESTO IL GOVERNO ORBÁN NON VUOLE IL WEB LIBERO». IL PREMIER VIKTOR ORBÁN VORREBBE FAR PAGARE 150 FIORINI (0,50 EURO) PER OGNI GIGABYTE DI TRAFFICO
Da quando è arrivato al potere, nel 2010, Viktor Orbán ha avviato l’Ungheria su una china autoritaria, varando fra l’altro riforme radicali che hanno limitato la libertà di stampa e accentrato nelle sue mani il controllo dei media pubblici. Ma non si era ancora azzardato a intervenire sulla rete. Non appena lo ha fatto, con una tassa sull’uso di Internet inserita di soppiatto nel progetto di bilancio per il 2015, ha scatenato l’ira del popolo del Web.
Decine di migliaia di persone sono scese in piazza domenica, per protestare contro la proposta di far pagare 150 fiorini (0,50 euro) per ogni gigabyte di traffico.
Innescata dalla denuncia di un gruppo di Facebook , che in pochi giorni ha raccolto oltre 200 mila adesioni, è la prima esplosione di rabbia spontanea da quando Orbán, in aprile, ha trionfato per la seconda volta nelle elezioni politiche, sbaragliando un’opposizione debole e divisa.
«La proposta — hanno scritto i promotori dell’iniziativa — segue un’ondata di misure antidemocratiche, che stanno ulteriormente allontanando l’Ungheria dall’Europa. La tassa impedirebbe l’eguaglianza di accesso alla rete, penalizzando i ceti più poveri e limiterebbe l’uso a scuole e università che non possono permettersi di pagare». Secondo Balazs Guyas, che ha parlato al raduno, «chi usa l’Internet vede bene il mondo e per questo il governo Orbán non vuole il Web libero».
La protesta ha avuto anche un risvolto violento. Raccoltisi inizialmente davanti al ministero dell’Economia, dove avevano sollevato i cellulari illuminando l’edificio, i dimostranti hanno poi raggiunto la storica Piazza degli Eroi. Ma da lì alcuni gruppi si sono staccati per recarsi alla vicina sede di Fidesz, il partito di Orbán, dov’è iniziato un fitto lancio di vecchi monitor e tastiere contro il palazzo. Diverse vetrate sono andate in frantumi. La polizia ha effettuato alcuni arresti.
Gli organizzatori di quella che è stata chiamata «100 mila contro la tassa su Internet» hanno dato al governo 48 ore per ritirare il provvedimento, attualmente in discussione in Parlamento, annunciando una nuova manifestazione per oggi se questo non avvenisse.
Venendo in parte incontro alla protesta, Fidesz ha reso noto in una dichiarazione, che il governo proporrà un emendamento per introdurre un limite massimo di 700 fiorini (poco più di 2 euro) a quanto dovranno pagare mensilmente i fruitori individuali di Internet, il resto sarebbe a carico delle aziende fornitrici del servizio. Secondo i calcoli del governo, la tassa dovrebbe generare un gettito di 25 miliardi di fiorini, circa 90 milioni di euro al mese.
La protesta rischia però di andare oltre il balzello sul Web, esprimendo una diffusa insoddisfazione per le politiche economiche di Orbán, che delle tasse speciali in tutti i settori, compresa un’Iva altissima su computer e prodotti digitali, ha fatto la regola, nel tentativo di riportare sotto controllo la spesa pubblica.
Anche se manifestazioni anti-governative non sono una novità in Ungheria e non hanno mai messo in discussione il potere di Orbán, la rivolta del popolo del Web potrebbe segnare una svolta dalle conseguenze imprevedibili.