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 2014  ottobre 27 Lunedì calendario

LA STORIA ASSURDA DELLA DONNA INGUAIATA DA SCOTLAND YARD

La polizia metropolitana di Londra dovrà risarcire una donna con 400 mila sterline – circa 500 mila euro – per i danni morali subiti a seguito di una relazione sentimentale avuta alla fine degli anni Ottanta con un uomo, Bob, che era in realtà un ufficiale di polizia sotto copertura. La donna – che desidera mantenere l’anonimato e si fa chiamare con il nome falso Jacqui – aveva avuto anche un figlio dall’uomo che, al termine dell’operazione di polizia, era scomparso. Quando Jacqui scoprì la verità ne restò traumatizzata e fece causa alla polizia, parlando di “stupro di Stato” e accettando infine un accordo extragiudiziale che prevede il riconoscimento di un risarcimento.

La scoperta: 14 giugno del 2012
Il New Yorker ha raccontato in un lungo articolo la storia di Jacqui e Bob. Il 14 giugno del 2012 era un giovedì. Jacqui era rientrata dal lavoro, si era fatta un caffè e si era seduta in giardino a leggere il Daily Mail. Tra i vari articoli ce n’era uno intitolato “How Absence of a Loving Father Can Wreck a Child’s Life” (“Come l’assenza di un padre amorevole può rovinare la vita di un bambino”). Qualche pagina dopo c’era la foto di un uomo. Erano passati 25 anni, ma lei lo riconobbe. Più tardi raccontò:
«Fu uno shock. Mi sentivo come se non riuscissi a respirare e iniziai a tremare. Non lessi nemmeno la storia che accompagnava la foto. Entrai e telefonai ai miei genitori. Mio padre comprò il giornale nel negozio più vicino e mia madre tirò fuori le foto di Bob e di nostro figlio, durante il parto e quando era piccolo. Mi confermarono, facendo un confronto, che sicuramente si trattava di Bob»
Bob Robinson fu il primo amore di Jacqui e anche il padre del suo primo figlio. Scomparve dalla sua vita nel 1987, quando il bambino aveva due anni. Jacqui tentò più volte di rintracciarlo senza mai riuscirci. Ora lo aveva visto sulle pagine di un tabloid. Jacqui lesse l’articolo: raccontava la storia di un’inchiesta su diversi infiltrati e informatori della polizia in gruppi di animalisti negli anni Ottanta. Bob era uno di loro: Bob Robinson era in realtà Bob Lambert, un agente di polizia sotto copertura.

L’incontro: 1984-1987
Bob e Jacqui si incontrarono per la prima volta all’inizio del 1984 durante una protesta per i diritti degli animali a Hackney, a nord est del centro di Londra. Jacqui aveva 22 anni, indossava una divisa rossa, con una targhetta e una sciarpa. «Perché sei vestita così?», le chiese Bob, avvicinandosi. Lei rispose che era venuta direttamente dal lavoro, un centro per noleggio auto. Un mese dopo Bob si presentò a un’altra manifestazione contro la caccia alla volpe e offrì un passaggio sul suo furgone a Jacqui per tornare a casa. Così ebbe inizio la loro relazione.
Jacqui e Bob condividevano gli stessi ideali: Bob aveva detto di essere un giardiniere, aveva spinto Jacqui a diventare vegana, aveva capelli lunghi e uno stile di vita che incarnava perfettamente la filosofia anti-consumistica degli inglesi di estrema sinistra nell’era Thatcher. Raccontava poco di sé e del suo passato: giustificava la sua reticenza con un’infanzia dolorosa. Sua madre, aveva detto, era morta di cancro, con il fratello non aveva rapporti e il padre malato viveva in una casa di cura nel nord dell’Inghilterra. Ogni volta che Jacqui si offriva di accompagnarlo nelle visite lui rispondeva che non valeva la pena fare un viaggio così lungo. Jacqui era nata e cresciuta in una famiglia piuttosto umile: era andata a vivere da sola quando aveva 17 anni, era diventata vegetariana e aveva iniziato a frequentare il movimento animalista britannico, che all’inizio degli anni Ottanta era stato coinvolto anche in proteste violente (molestie, minacce di morte, incendi dolosi, furti e sabotaggi). Lei si era sempre limitata a pratiche non violente.
Nel frattempo la relazione tra Bob e Jacqui era diventata una cosa seria (lui era contrario al matrimonio, a lei andava bene), ma avere un figlio sembrava per entrambi un passo naturale. Jacqui non usava la pillola, Bob non usava il preservativo e così nel dicembre del 1984 concepirono un bambino. Lui la accompagnava alle visite mediche, a comprare la culla e i vestiti per il bambino («I nostri momenti più felici sono stati quando io ero incinta», ha detto Jacqui) e nel settembre del 1985 fu accanto a lei in ospedale durante le quattordici ore di travaglio. Il bambino nacque, era un maschio, lo chiamarono Francis. Bob era una presenza costante nei primi mesi di vita di Francis. Lo portava a passeggio, gli cambiava i pannolini, si occupava di lui in modo che Jacqui potesse uscire con gli amici, ma in qualche modo evitò di andare all’anagrafe per firmare i moduli che lo identificassero come il padre di Francis. «Era un padre normale e affettuoso», dirà comunque lei.
Con il passare dei mesi, la loro relazione andò in crisi. Jacqui si allontanò dall’attivismo per i diritti degli animali. Bob invece si avvicinò alle fazioni più radicali del movimento, senza però avere ambizioni di crescere politicamente al suo interno. Iniziarono i problemi economici, e nel 1986 Jacqui si trasferì. Continuava però a vedere Bob e Bob continuava a occuparsi del figlio. Una sera, nell’autunno nel 1987, Bob andò a casa di Jacqui dicendo che voleva parlarle. Mise a letto il bambino e dall’interfono Jacqui sentì che gli stava dicendo addio: «Gli diceva che l’amava e che sarebbe tornato il prima possibile». Poi le comunicò che stava partendo a causa di una serie di indagini della polizia sulla sua attività di animalista, che stava andando all’estero e che per un po’ sarebbe stato difficile comunicare con lui. In realtà Bob scomparve.
Dopo essere stata lasciata da Bob, Jacqui incontrò un altro uomo, un ex calciatore professionista, lo sposò e nel 1990 ebbe un secondo figlio. Nell’estate del 1993 Jacqui aveva 31 anni e restò vedova. Nel settembre del 1994, dopo aver deciso di riprendere gli studi, si innamorò di uno dei suoi professori (con il quale rimase fino al 2001). Iniziò però a non stare bene, ad avere dei problemi psichiatrici, venne ricoverata in un ospedale e lì partorì il suo terzo figlio.

15 giugno 2012
Dopo aver ritrovato Bob sul Daily Mail, Jacqui passò la notte al computer a fare ricerche. Scoprì che il Guardian si era occupato in diverse inchieste del gruppo animalista e degli agenti infiltrati che avevano avuto delle relazioni durante le loro operazioni. Bob ne faceva parte e Jacqui iniziò a ricostruire la sua vera identità: scoprì che cosa aveva fatto Bob prima di incontrarla e che cosa aveva fatto negli anni della sua assenza. Bob era stato un membro di una squadra di spionaggio della Polizia Metropolitana, quella nota come Scotland Yard: aveva partecipato a diverse operazioni sotto copertura e nel 1988 era passato a occuparsi di terrorismo. Nel 2007 aveva lasciato la polizia, aveva ricevuto diversi riconoscimenti per il lavoro svolto, aveva ottenuto una laurea e un dottorato di ricerca ed era diventato un docente alla St. Andrews University: «Mentre Bob Robinson era in fuga, Bob Lambert, negli ultimi 30 anni, era stato a poche miglia di distanza, seduto dietro a una scrivania», scrive il New Yorker.
Jacqui cercò di contattare direttamente Bob, gli lasciò dei messaggi all’università e venne infine richiamata. Parlò con lui e con la sua seconda moglie Katharine. Scoprì che Bob aveva avuto due figli, nati entrambi nella metà degli anni Settanta e poi entrambi morti; scoprì che quando aveva avuto inizio la loro relazione lui aveva già una famiglia con la quale aveva mantenuto i contatti per tutto il tempo che loro due erano stati insieme. Il 28 giugno, infine, Jacqui ricevette una e-mail da Katharine in cui diceva che Bob voleva incontrare il figlio. L’incontro avvenne l’8 luglio. Bob e Francis hanno ora una stretta relazione, passano del tempo insieme; Francis ha una camera da letto a casa del padre e di sua moglie Katharine.
Nel frattempo Jacqui ha fatto causa a Scotland Yard per farsi riconoscere i danni morali. La donna ha parlato di “stupro di stato”: si era innamorata di Bob Robinson pensando che fosse una persona completamente diversa. Scotland Yard si è difesa sostenendo che le regole impediscono agli agenti sotto copertura di avere rapporti sessuali, ma ha dovuto alla fine raggiungere un accordo in tribunale: è stato dimostrato che tali relazioni erano una routine e che quello di Jacqui non fu l’unico caso. La polizia si è scusata e si trova ora a dover affrontare altre 10 denunce per casi simili.