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 2014  ottobre 26 Domenica calendario

OGM: LA SCIENZA NON È DIVISA

Negli ultimi mesi svariati quotidiani hanno gentilmente pubblicato lettere e articoli di numerosi scienziati, riportanti tutte le informazioni che il pubblico generale può ragionevolmente consultare senza entrare in dettagli francamente incomprensibili per chi non è un esperto. Quegli scritti riportano il pensiero della grandissima maggioranza degli scienziati e delle società scientifiche che si occupano del l’argomento, e riassumono quanto rappresentato in documenti ufficiali d’importanti e prestigiose Accademie e Società scientifiche italiane e straniere. C’è qualche scienziato che non è d’accordo? Ovviamente sì, perché il "governo degli scienziati" per fortuna non esiste (mentre esiste la dirigenza di SlowFood, giusto per fare un esempio). Tuttavia, se in una comunità una persona ogni trecento è in disaccordo, la comunità non è divisa. La scienza non è divisa sugli Ogm, anche perché sarebbe scientificamente insensato esserlo: ogni Ogm è diverso dall’altro perché i geni possibili da trasferire sono milioni e ognuno porta a caratteristiche diverse.
La scienza può discutere all’infinito, e lo fa perché questo è il suo mestiere, se l’Ogm Pinco Pallino abbia o no caratteristiche negative. Così come la scienza discute all’infinito, perché questo è il suo mestiere, se ogni alimento e ogni pratica agricola abbiano o no caratteristiche negative rilevabili secondo le conoscenze più aggiornate. E gli scienziati, l’Organizzazione Mondiale della Salute e la Fao sono d’accordo che non è possibile stabilire gli effetti a lungo termine di nessun alimento.
È ovvio però che la tecnologia, la politica e l’economia non possono concludere che dunque sia meglio smettere di mangiare (principio di precauzione). La scala perfetta non è ancora stata inventata (le persone continuano a cadere dalle scale) ma non è un buon motivo per non produrre nessuna scala, si producono e intanto si migliorano. Dunque tecnologia, politica ed economia stabiliscono regole sull’utilizzo di ogni invenzione, che tengono conto dei vantaggi e degli svantaggi derivanti dall’utilizzo, e del fatto che spesso rinunciare a una nuova tecnologia è più pericoloso che utilizzarla.
Nessuno scienziato vuole immolarsi sull’altare del mais Bt MON 810 di Monsanto, che produce una proteina insetticida ed è l’unico Ogm la cui coltivazione è ammessa in Europa. Gli scienziati cercano però di spiegare che, sulla base di numerosi studi, la European Food Safety Authority e la Commissione Europea hanno deciso che permettere di coltivare mais MON 810 non è più pericoloso che vietarne la coltivazione. Ogni decisione presa da un singolo Paese esula dunque dal campo scientifico e si sposta su quello politico-economico.
È MON 810 un pericolo politico ed economico per l’Italia? Questa è la questione. Le obiezioni al riguardo sono essenzialmente due: 1) minaccia le nostre coltivazioni tipiche, delle quali andiamo giustamente orgogliosi; 2) è un prodotto delle multinazionali, che brevettano (e brevettano solo loro), che sono cattive (solo loro) e che vogliono decidere cosa mangiamo noi cittadini (e solo loro vogliono deciderlo).
Punto 1. Riguardo MON 810, le autorità di controllo europee suggeriscono di continuare il monitoraggio sugli effetti delle coltivazioni e adottare eventuali specifiche misure di gestione, non di vietare la coltivazione. Qualcuno sa spiegare come il mais MON 810 possa minacciare il Brunello di Montalcino, il lardo di Colonnata, le puntarelle e la nduja? Impollina l’uva? Fa morire i peperoncini? Sembra improbabile, ma naturalmente se non si fanno le coltivazioni sperimentali non si saprà mai. E quali danni alla produzione stiamo invece subendo a causa delle fumonisine potenzialmente cancerogene che infestano i nostri raccolti di mais non-Ogm? Qual è il prezzo che stiamo pagando per rifiutarci di sperimentare? Nelle 17 nazioni in cui è autorizzata la coltivazione di MON 810 l’agricoltura tradizionale e quella biologica ne hanno risentito in modo negativo? Esistono dati attendibili al riguardo?
Punto 2. Se le multinazionali delle sementi sono cattive, allora proibiamo tutti i loro semi. Se invece non vogliamo morire di fame, trattiamo alla stessa stregua tutto ciò che producono e la cui vendita è autorizzata a livello europeo. Solo MON 810 è brevettato? Ovviamente no. Vogliamo proibire tutte le sementi brevettate? Monsanto vuole vendere molti semi. Bella scoperta, le ditte che commerciano prodotti biologici invece non vogliono vendere? Gli agricoltori che desiderano coltivare Ogm e quelli che desiderano coltivare prodotti biologici non devono essere egualmente liberi di farlo? Se non vogliamo che le multinazionali delle sementi decidano cosa possiamo mangiare, dobbiamo permettere che a farlo siano le "lobby" dell’agricoltura biologica?
Due ulteriori importanti considerazioni. Chiaramente NON È VERO che la decisione politica di vietare gli Ogm in Italia sia stata presa per lottare contro le multinazionali. Altrimenti non si sarebbe proibita la sperimentazione in campo di Ogm italianissimi (ad esempio kiwi, ulivi, pomodori, meli, tutti prodotti da scienziati italiani). La decisione è stata presa perché si è succubi di pregiudizi ideologici e di alcune lobby economiche.
Il principio di precauzione (non utilizzo una tecnologia finché non sono assolutamente sicuro che non sia nociva) è una truffa. Non è applicato a nessuna attività umana perché si bloccherebbe qualunque innovazione, compresa la produzione di alimenti non-Ogm. S’introducono continuamente nuovi alimenti e nuove coltivazioni senza avere un’idea precisa degli effetti a lungo termine su salute e ambiente. Il principio di precauzione è applicato solo alle piante Ogm ed è un cavallo di Troia per impedirne per sempre la sperimentazione e coltivazione, sulla base di pregiudizi ideologici e interessi economici.
Alessandro Vitale (Cnr, Milano), Roberto Bassi (Accademico dei Lincei), Paola Bonfante (Accademica dei Lincei), Dario Bressanini (Univ.dell’Insubria), Felice Cervone (Presidente della Federazione Italiana delle Società di Scienze della Vita - Fisv), Paolo Costantino (Accademico dei Lincei), Roberto Defez (Cnr, Napoli), Massimo Delledonne (Univ. Verona), Dario Frisio (Univ. Milano), Giovanni Giuliano (Enea, Roma), Bruno Mezzetti (Univ. Politecnica delle Marche), Piero Morandini (Univ. Milano), Giorgio Morelli (Accademico dei Lincei), Michele Morgante (Accademico dei Lincei), Pierdomenico Perata (Rettore, Scuola Superiore S. Anna, Pisa), Antonio Michele Stanca (Presidente dell’Unione Nazionale delle Accademie per le Scienze Applicate allo Sviluppo del l’Agricoltura, alla Sicurezza Alimentare ed alla Tutela Ambientale - Unasa), Chiara Tonelli (Univ. Milano), Paolo Trost (Presidente della Società Italiana di Biologia Vegetale - Sibv), Fabio Veronesi (Presidente Società Italiana di Genetica Agraria - Siga)
Domenicale – Il Sole 24 Ore 26/10/2014