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 2014  ottobre 27 Lunedì calendario

PERCHÉ LE AGENDINE MOLESKINE VANNO MALE IN BORSA. AD APRILE 2013 STAVANO A 2,3 EURO, OGGI SONO SCESE A 1,1. ANALISTI E ADDETTI AI LAVORI SOSTENGONO CHE SI È QUOTATA A UN PREZZO TROPPO ALTO. L’AVEVANO ACCOSTATA A GRANDI GRUPPI DEL LUSSO DEL RANGO DI FERRAGAMO, CUCINELLI, PRADA. ORA ALL’AZIENDA NON RESTA CHE VOLTARE PAGINA

La storia di Borsa della Moleskine, dal debutto a oggi, non è stata tra le più fortunate. Al punto che è difficile pensare possa essere trascritta su uno dei famosi taccuini della società per essere ricordata e imitata dalle matricole di Piazza Affari. Approdata sul mercato all’inizio di aprile del 2013 al prezzo di 2,3 euro, il giorno 11 dello stesso mese l’azione della società guidata dall’amministratore delegato Arrigo Berni viaggiava già sotto la barriera dei 2 euro, mentre oggi oscilla intorno a 1,1 euro, meno della metà rispetto al debutto, dopo aver toccato all’inizio di ottobre i minimi di sempre a ridosso di quota 1 euro. È vero che le turbolenze che ultimamente hanno agitato i mercati azionari non devono aver favorito Moleskine (è il motivo per cui molte matricole hanno deciso di gettare la spugna), ma è innegabile che, anche tenendo conto dei recenti ribassi, da inizio aprile del 2013 a oggi Ftse Mib di Piazza Affari è balzato da 15.500 agli attuali 19.000 punti circa. Mentre per il gruppo dei taccuini la discesa è stata pressoché continua. Ma cos’è andato storto? Adesso, con il senno di poi, analisti e addetti ai lavori sembrano essere concordi: Moleskine, con la regia di Goldman Sachs, Mediobanca e Ubs ( coordinatori dell’offerta), si è quotata a un prezzo troppo alto, sulla base di multipli che in mancanza di società già presenti in Borsa attive nello stesso settore - la accostavanoa grandi gruppi del lusso (o meglio, del “lifestyle”, come si leggeva nel prospetto informativo) del rango di Ferragamo, Cucinelli, Prada, o, ancora, delle straniere Burberry e Michael Kors. Società nella maggior parte dei casi dalle spalle ben più larghe e con business più articolati e strutturati di Moleskine. A complicare le cose per la società degli storici taccuini usati da Vincent Van Gogh ed Ernest Hemingway, era stata la presentazione, lo scorso marzo, del piano industriale al 2016 e considerato dalla media degli analisti sotto le attese. Basti pensare che gli esperti di Mediobanca, dopo l’evento, avevano addirittura deciso di tagliare sia la raccomandazione, da “outperform” a “underperform” (“le azioni faranno peggio del mercato”) senza nemmeno passare per il livello intermedio, sia il prezzo obiettivo, da 2,10 a 1,58 euro. Tuttavia, la negatività degli analisti di Piazzetta Cuccia non è durata molto, se si pensa che già ad aprile avevano alzato il giudizio da “underperform” a “neutral”. Una raccomandazione che gli esperti di Mediobanca hanno confermato anche nel loro ultimo studio, in cui individuano per le azioni un prezzo target di 1,66 euro. Come spiegano gli analisti di Piazzetta Cuccia, «il fatto che Moleskine abbia centrato gli obiettivi per il primo semestre », che si è chiuso con ricavi a 41 milioni, un margine operativo lordo di 11,7 e un indebitamento finanziario netto di 17,4, «è un ulteriore passo per ristabilire un clima positivo nella comunità finanziaria dopo il piano industriale di marzo. Pensiamo che il management sia sulla strada giusta, ma siamo solo all’inizio». Quotazioni di Borsa così compresse impediscono al primo socio di Moleskine al 42%, la holding lussemburghese Appunti sarl, a sua volta controllata dal private equity Syntegra Capital di Marco Ariello (consigliere di amministrazione della società delle agende), entrato nel capitale nel 2006, di uscire dall’azionariato seguendo le logiche di investimento piuttosto “veloci” tipiche di questi fondi (nel sito web di Syntegra si parla di un orizzonte fino a sei anni, anche se in portafoglio ci sono partecipazioni risalenti al 2001). Non a caso, la scadenza dell’Sc Fund III, il veicolo che ha in pancia la quota in Moleskine, è da poco stata prorogata, proprio nell’ottica di attendere che per l’azione arrivino tempi migliori. Nel frattempo, Syntegra, già principale socio venditore in sede di Ipo, ha comunque potuto consolarsi con i circa 160 milioni (sui 235 di ricavato totale dell’offerta) incassati con la quotazione in Borsa al super prezzo di 2,3 euro di Moleskine.
Carlotta Scozzari, Affari&Finanza – la Repubblica 27/10/2014