Michele Farina, Corriere della Sera 27/10/2014, 27 ottobre 2014
«CON PISTORIUS REEVA NON HA MAI FATTO L’AMORE E LO VOLEVA LASCIARE LA NOTTE IN CUI È STATA UCCISA, AVEVA GIÀ I VESTITI IN BORSA». PARLA LA MADRE DELLA MODELLA AMMAZZATA DALL’ATLETA SUDAFRICANO
«Me l’ha confidato Reeva: non c’è mai andata a letto. Hanno soltanto dormito insieme. Lei non si fidava». Il campione dongiovanni e la bionda «bikini model», tre mesi insieme (senza abitare nella stessa casa) e niente sesso: «Mia figlia aveva paura di arrivare a quel punto. Credo che la loro storia fosse finita. Quella notte voleva lasciarlo, aveva già i vestiti in borsa. Nel suo cuore aveva capito che non poteva funzionare».
June Steenkamp, 68 anni, non ha mai parlato al processo che la settimana scorsa ha visto la condanna di Oscar Pistorius a 5 anni di prigione per omicidio colposo (potrebbe scontare 10 mesi e il resto ai domiciliari). Per 40 giorni in tribunale ha tenuto gli occhi fissi sull’uomo che ha ucciso sua figlia la notte del 14 febbraio 2013. Voleva capire perché, aveva detto alla vigilia. La sua verità ora è affidata a un libro («Reeva: a Mother’s story») che esce il 6 novembre (nei giorni in cui a Pretoria potrebbe partire la procedura di un eventuale processo di appello). «Storia di una madre» è anticipata da un’intervista all’inglese The Times ripresa dai giornali sudafricani.
June non crede a Oscar: «Dice che pensava ci fosse un intruso in bagno — racconta la madre — Io credo che potrebbe averle sparato un primo colpo durante una scenata di gelosia, un litigio forse innescato da un sms di qualche ex. E che poi ha dovuto andare avanti, finirla con altri tre colpi, ucciderla per impedirle di parlare. È successo qualcosa tra loro, qualcosa di così tremendo da costringere Reeva a chiudersi in bagno con i suoi due telefonini». Tante cose non le tornano, come il caso dei vestiti: l’hanno trovata con «un top nero smanicato e gli shorts grigi — ricorda la madre —. Vestiti da giorno d’estate, non certo da notte».
Reeva era rabbuiata, nelle immagini delle telecamere al cancello appare «così infelice» dicono i genitori, convinti che qualcosa stesse montando. Un vicino ha detto di averli sentiti litigare intorno alle 2, ma la giudice Masipa non ha dato valore a questo genere di testimonianze (spesso discordanti). Pistorius ha detto che stavano progettando di vivere insieme, ma anche su questo June è lapidaria: «Nostra figlia aveva molti dubbi sulla loro compatibilità». La madre descrive Oscar così: «Arrogante, possessivo, volubile, dal grilletto facile». Uno che prima o poi «avrebbe comunque ucciso qualcuno». Reeva invece era ossessionata dall’ordine: «Non avrebbe mai lasciato i jeans sul pavimento così come si vede dalle foto della polizia».
Dettagli su cui si è già dibattuto al processo. Nuova e singolare suona invece la rivelazione su quella storia d’amore «in bianco». «Reeva mi aveva confidato di non esserci mai andata a letto». La castità come scelta condivisa o come frustrazione? Anche su questo la verità probabilmente non si saprà mai. Sorprende la gelida pacatezza di June («Non cerchiamo vendetta») che rende più credibile la sua versione. Molti, in Sudafrica e fuori, si sono indignati per una condanna «troppo mite». Per gli Steenkamp «è la miglior sentenza che ci potevamo aspettare. Siamo soddisfatti perché sarà punito per quanto ha fatto».
Insoddisfatto è il procuratore Gerrie Nel, che in queste ore valuta se ricorrere in Appello. Ieri il suo ufficio ha smentito di aver già fissato il via ai primi di novembre. Pistorius è in prigione da quasi una settimana. La parcella della difesa, 2 milioni di euro, è pagata solo per metà. L’atleta non ha più soldi (ha venduto la casa del delitto per meno di un milione), lo zio Arnold non vuole ripianare il debito. La famiglia Pistorius chiedeva silenzio. Il ruggito tardivo di una madre e la voglia di rivincita di un magistrato potrebbero riaprire tutto?