http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/geografia-economica/Il-pianeta-uomo-e-la-tecnosfera/Terziario-e-quaternario/Classificazione-delle-attivit--terziarie-.html, 26 ottobre 2014
Nella classificazione delle attività economiche la categoria del terziario è nata come categoria di tipo residuale , comprendente tutto quanto non è agricoltura né industria
Nella classificazione delle attività economiche la categoria del terziario è nata come categoria di tipo residuale , comprendente tutto quanto non è agricoltura né industria. In effetti, in essa si trovano ricomprese le attività tipiche del mondo postindustriale (dalle nuove tecnologie alla consulenza direzionale e finanziaria, o i nuovi lavori ripetitivi ma immateriali come quello dei call center) insieme con attività tradizionali, come il commercio al dettaglio, la ristorazione, i trasporti. La classificazione più comunemente utilizzata per distinguere tra diversi comparti terziari è quella funzionale, elaborata dagli americani Browning e Singelmann nel 1978. Questi due autori, in luogo di ricorrere alla ripartizione convenzionale delle attività economiche in tre settori, le riclassificano in sei settori, quattro dei quali corrispondono al settore terziario della classificazione tradizionale. La classificazione Browning-Singelmann unisce all’agricoltura le attività minerarie, inserendo i due comparti nel settore "estrattivo"; chiama "trasformativo" il settore manifatturiero, e distingue poi quattro settori di servizio: 1. i servizi distributivi, comprendenti le attività che rendono possibile la riunione dei fattori produttivi, quindi la distribuzione del prodotto (trasporti, comunicazioni, commercio); 2. i servizi alla produzione, detti anche servizi alle imprese, comprendenti le attività che supportano il processo produttivo pur non avendo parte diretta nella trasformazione dei prodotti (credito, finanze, assicurazioni; gestione immobiliare; contabilità e ragioneria; servizi legali; servizi "bassi" alle aziende, come pulizie, sicurezza, mense); 3. i servizi sociali, detti anche servizi alla collettività, comprendenti le attività che soddisfano bisogni degli individui e delle famiglie e che sono strutturate in modo tale da fornire il servizio su base collettiva e , in Europa, solitamente finanziate dallo Stato e dalle amministrazioni locali (pubblica amministrazione e suoi apparati, sanità, istruzione, servizi ambientali); 4. i servizi alla persona, attività rivolte sempre agli individui e alle famiglie, ma forniti su base individuale e perlopiù direttamente finanziati dagli utenti (ristorazione, alberghi; riparazioni, lavanderie e tintorie, servizi ricreativi e sportivi, servizi di bellezza). Tale sistematizzazione ha diverse implicazioni di rilievo da punto di vista geoconomico. In primo luogo, essa mostra una duplice logica strutturale interna ai processi di terziarizzazione. Lo sviluppo dei servizi distributivi e di quelli alla produzione , è collegato direttamente con l’evoluzione dell’industria: il loro andamento occupazionale e imprenditoriale dipende dalle dinamiche produttive, commerciali e organizzative dell’industria. In particolare, negli ultimi decenni buona parte della crescita del terziario è funzione dei processi di ristrutturazione con cui la grande industria ha esternalizzato (cioè ha affidato a imprese esterne) una serie di funzioni terziarie prima interne alle aziende: dall’elaborazione dati ai trasporti, dalle mense alla gestione finanziaria, del marketing e, in non pochi casi, anche delle risorse umane. Lo sviluppo dei servizi sociali e personali segue invece logiche più connesse alle dinamiche politiche e socioistituzionali. Nel modello liberale, per esempio, tipico degli Stati Uniti e di altri paesi anglosassoni, nell’organizzazione di questo tipo di servizi prevale lo scambio di mercato : tutti i servizi alla persona, e anche una parte rilevante di quelli sociali, sono acquistati dagli utenti su base individuale, e i prezzi sono determinati dal mercato. Nel modello socialdemocratico, detto anche di ridistribuzione tipico dei paesi scandinavi, prevale lo scambio regolato dallo Stato: i servizi sono finanziati dallo Stato, ossia dalla società nel suo insieme attraverso il sistema fiscale, e vengono erogati su base individuale a tutti i cittadini. Nel modello familista, tipico dei paesi dell’Europa continentale, i servizi sociali sono forniti dallo Stato, ma finanziati su base prevalentemente familiare (principio di sussidiarietà). Inoltre, in questi ultimi due modelli, e in particolare quello familista, i servizi personali sono spesso autoprodotti all’interno della famiglia, tramite il lavoro non retribuito dei suoi membri, delle donne in primo luogo. È appena il caso di rilevare che altro è lo sviluppo del terziario nelle economie avanzate, e altro è o sviluppo del terziario in quelle dei paesi economicamente più arretrati. In particolare per quanto riguarda i servizi distributivi e sociali, nei PVS si ha un’ipertrofia del settore, detto anche terziario "gonfiato" o "superfluo", per la bassa produttività del lavoro, spesso remunerato a livelli di sussistenza. Il commercio A sua volta, il commercio al dettaglio nei paesi avanzati attraversa da tempo una fase insieme di concentrazione e differenziazione (supermercati, ipermercati, discount, ma anche catene di, negozi specializzati, vendite per corrispondenza, televendite), che ha dato luogo a potentissime multinazionali della distribuzione (fig. 3.5.1): l’americana Wall Mart Stores è la seconda impresa per fatturato nel mondo, subito dopo la General Motors. Nei paesi in via di sviluppo invece il commercio presenta un doppio circuito, dove accanto a servizi moderni destinati alle élite o agli stranieri sopravvivono microattività di scambio al limite del baratto.Un settore di recentissimo sviluppo, di cui è ancora difficile valutare l’impatto economico, ma che sicuramente ha notevoli margini di sviluppo nei paesi più avanzati, è il commercio elettronico, o e-commerce , in cui gli scambi avvengono attraverso Internet, che ha il suo campo principale negli scambi tra imprese (business-to-business), ma che si va diffondendo anche nel commercio al dettaglio verso il consumatore finale.