Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 26/10/2014, 26 ottobre 2014
Ogni tanto, nasce una parola nuova. Anche nella lingua italiana: fiocco rosa e azzurro per la parola «codista» che può essere di entrambi i generi, il codista o la codista, e indica una persona, uomo o donna, che si mette in fila davanti a uno sportello al posto di un’altra
Ogni tanto, nasce una parola nuova. Anche nella lingua italiana: fiocco rosa e azzurro per la parola «codista» che può essere di entrambi i generi, il codista o la codista, e indica una persona, uomo o donna, che si mette in fila davanti a uno sportello al posto di un’altra. All’ufficio postale, al Comune, all’Inps, in Tribunale, al Catasto, dovunque ci sia da «fare una coda». La pratica è antica, la parola è nuova e pare che qualcuno addirittura l’abbia brevettata (facendo la coda agli appositi sportelli) per registrarla come marchio di una professione. I tempi sono difficili, il lavoro scarseggia e bisogna inventarlo; anche se, a dire il vero, i codisti sono sempre esistiti. C’è sempre stato qualcuno che faceva le commissioni o sbrigava le pratiche per chi era impossibilitato a farlo personalmente: per il commerciante impegnato nel suo negozio o al mercato, per l’impiegato impossibilitato a lasciare l’ufficio... Se vado indietro con la memoria fino ai tempi della mia infanzia, ricordo persone che allora si potevano ancora definire «macchiette» e oggi forse si direbbero «borderline», che alla mattina, quando ancora erano sobrie, si guadagnavano qualche soldo in quel modo; e avevano anche sviluppato tecniche, più o meno audaci, per «scavalcare la fila». Oggi è tutto più serio: ci sono apposite agenzie. Auguri ai codisti.