Davide Colombo e Marco Mobili, Il Sole 24 Ore 25/10/2014, 25 ottobre 2014
MANOVRA A DEFICIT PER 10,4 MILIARDI
ROMA
Di sicuro, a nove giorni dal varo della manovra economica 2015-2017, c’è che l’insieme di misure espansive messe in campo dal Governo avranno un impatto, in termini di maggiore indebitamento sull’anno venturo, di 10,4 miliardi. Un miliardo e cento milioni in meno di quanto raccontato fino a ieri sulla base delle slides di Palazzo Chigi. Il dato è confermato sia nelle tabelle allegate al testo del ddl "bollinato" inviato alla Camera dei Deputati con tanto di Relazione tecnica e allegati vari, sia nella tabella di sintesi che il ministero dell’Economia ha pubblicato ieri sera sul sito, riferendo di una manovra che comprende interventi complessivi per 36,1 miliardi.
Eppure nella tabella sulle coperture della legge di stabilità allegata al ddl depositato a Montecitorio il totale degli oneri da coprire si ferma a 30,9 miliardi, con 24,3 miliardi di nuove e maggiori spese correnti e minori entrate per 6,2 miliardi. Numeri che appaiono ben distanti da quelli annunciati dal Governo una settimana fa. Per farvi fronte la stessa tabella indica maggiori entrate per 14,7 miliardi e riduzioni di spese correnti per soli 5,7 miliardi di euro. La somma si ferma a 20,5 miliardi confermando di fatto i -10,4 miliardi di manovra a deficit.
Ma è proprio sull’impatto in termini di indebitamento netto della Pa, peraltro il solo parametro di riferimento per la verifica sulla compatibilità della stabilità con i vincoli dei trattati europei, che la prima manovra economica targata Renzi sembra riavvicinarsi al programma dichiarato dall’Esecutivo di tagliare le spese e ridurre le tasse.
Sul fronte della spending review l’impatto del solo articolato sul deficit si ferma complessivamente a 4,8 miliardi per il 2014, 3,7 per il 2016 e 3 miliardi per il 2017. Mentre in termini di riduzione delle entrate il saldo finale sul 2015 si attesta a 1,9 miliardi. Se a questi si volessero aggiungere i 3 miliardi di taglio delle agevolazioni fiscali previsti dal Governo Letta come clausola di salvaguardia, dunque a legislazione vigente e ad ora scongiurata, si arriverebbe ai 5 miliardi di minori entrate indicate ieri sera dal Mef. Sulle nuove clausole di salvaguardia per 12,8 miliardi su Iva e accise, poi, il ministero dell’Economia con un messaggio via twitter ha confermato l’impegno politico a non farle scattare dal 2016.
Per fare un esempio puntuale di impatto sull’indebitamento della manovra prendiamo il taglio dei contributi per i nuovi assunti a tempo indeterminato nell’anno 2015 e a valere sul triennio successivo. Si tratta indiscutibilmente di una riduzione di 1,8 miliardi del carico contributivo per le imprese e come tale classificato per lo Stato in termini di minori entrate. Ma se la stessa misura la si guarda in termini di saldo netto da finanziare questa rappresenta una maggiore spesa che, nella tabella delle coperture, andrebbe a far parte di 24 miliardi di spese correnti. Stesso discorso si potrebbe fare per i quattro miliardi di mancati trasferimenti alle regioni: in termini di saldo netto da finanziare e dunque di coperture da reperire per sostenere la crescita o il taglio delle tasse, la posta è cifrata come una maggiore entrata, mentre in termini di deficit si trasforma oggettivamente in una minore spesa.
Su questi numeri, in serata, è arrivata la nuova tabella "provvisoria" del ministero dell’Economia. In questo modo il Mef ha provato a rimettere in fila gli aggregati fondamentali della manovra ora al vaglio delle autorità europee. Gli interventi sono cifrati, come detto, in 36,2 miliardi e le coperture in 25,4 miliardi. Per arrivare al saldo negativo di 10,4 miliardi (in termini di indebitamento netto) si passa per 9,6 miliardi di minori entrate e 16,1 miliardi di minori spese (13,3 correnti e 2,8 in conto capitale).
Si tratta, spiega il ministero di Via XX Settembre, di una tabella provvisoria, appunto, estratta dalla nota tecnico-illustrativa al Ddl Stabilità 2015 «in via di completamento», e si promette che «questi dati approssimati verranno pubblicati e corredati del dettaglio che contribuisce a comporre i saldi». Il ministero si congeda, per il momento, con un "nota bene" metodologico che consente di confermare i saldi del primo annuncio di mercoledì 15 ottobre: il bonus da 80 euro destinato ai lavoratori dipendenti viene conteggiato, per ragioni di classificazione Eurostat, come maggiore spesa anziché minori entrate. Se fosse classificato come sgravio fiscale le minori entrate diventerebbero 24,2 miliardi e le maggiori spese diventerebbero 12,0 miliardi.
Ora la parola passa al Parlamento dove il confronto si annuncia incisivo su più di una misura a partire dal Tfr. «Mi auguro che il dibattito parlamentare possa portare miglioramenti, ma non ci deve essere uno stravolgimento», si è augurato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Davide Colombo e Marco Mobili, Il Sole 24 Ore 25/10/2014