Francesco Salvatore, la Repubblica 24/10/2014, 24 ottobre 2014
TUTTI I SOLDI DELL’EREDITÀ DI ALBERTO SORDI E DELLA SORELLA AURELIA ANDRANNO ALLA FONDAZIONE CHE GESTIRÀ IL MUSEO DELL’ATTORE NELLA SUA VILLA ROMANA. A BOCCA ASCIUTTA I PARENTI CHE PERÒ CONTESTANO IL TESTAMENTO DELLA DONNA: «ERA INCAPACE DI INTENDERE E VOLERE»
Sarà la fondazione Museo Alberto Sordi a ricevere l’intera eredità milionaria del noto attore. A pochi giorni dalla scomparsa di Aurelia, la sorella di Alberto morta il 12 ottobre a 97 anni, ieri è stato aperto il testamento da lei sottoscritto nell’aprile del 2011: erede universale dell’intero patrimonio è proprio la fondazione voluta da Aurelia per perpetuare la memoria del fratello. La fondazione eredita la storica villa romana della famiglia Sordi al Celio, che da sola vale venti milioni di euro, i beni immobili all’interno della stessa e l’intero patrimonio mobiliare, stimato in circa 30 milioni: si tratta di somme di denaro, titoli, oltre che del cento per cento della società Aurelia cinematografica, oggi in liquidazione, e più di cinquemila azioni della società Campus Biomedico Spa. Unico onere a carico dei legali rappresentanti della fondazione è «destinare la villa di famiglia a sede del museo» in onore di Alberto. Aurelia, nelle ultime righe del testamento registrato dal notaio Alfredo Maria Becchetti, si è spesa anche per le persone che lavoravano nella villa: «Invito i legali della fondazione a mantenere i rapporti di lavoro con il personale di servizio in essere al momento dell’apertura della mia successione». Ulteriore e ultimo compito a carico della fondazione sarà «provvedere alla cura e alla manutenzione della tomba di famiglia».
La fondazione Museo Alberto Sordi, istituita il 31 marzo 2011 per volere di Aurelia, è presieduta da Giambattista Faralli, l’ex direttore di banca e poi broker storico di Alberto. È lui ad avere denunciato i presunti autori del raggiro milionario ai danni di Aurelia. A sedere nel consiglio di amministrazione c’è anche Arturo Artadi, ex autista di Sordi e primo accusato nell’inchiesta giudiziaria sul raggiro da oltre due milioni di euro ai danni della signorina Aurelia. Il pm Eugenio Albamonte ha chiuso l’indagine da mesi e chiesto il rinvio a giudizio per lui, il notaio Gabriele Sciumbata e l’avvocato Francesca Piccolella, per circonvenzione di incapace, oltre che per sei domestici accusati di aver ricevuto donazioni non dovute.
Proprio gli strascichi dell’inchiesta penale hanno convinto i lontani parenti della famiglia Sordi ad adire le vie legali. Una quarantina di cugini e pronipoti, con parentela di quinto e sesto grado, hanno contattato un pool di avvocati per fare luce su una successione secondo loro opaca: «Già da tanto tempo Aurelia era incapace — ha detto uno di loro, Alessandro Sordi, contattato telefonicamente — . Per il discorso sulla successione sa tutto il mio avvocato a cui potete rivolgervi» ha tagliato corto.
Per gli altri parenti hanno parlato proprio i legali, la penalista Francesca Coppi e il civilista Andrea Maria Azzaro: «I parenti sentono l’obbligo morale di chiarire i fatti e stanno valutando la possibilità di utilizzare gli strumenti giuridici messi loro a disposizione quali la costituzione di parte civile e l’impugnativa del testamento. Sono ben consapevoli del fatto che i beni sono destinati per tramandare la memoria di Alberto Sordi e si vedrà poi cosa emergerà dal processo».
Sarà scontro, forse, sull’eredità Sordi. Dagli atti dell’indagine, però, Aurelia avrebbe firmato il testamento in un momento precedente rispetto l’insorgere della malattia che la colpì, la «demenza degenerativa di natura involutiva e ingravescente». Secondo l’accusa Aurelia era incapace di intendere e volere dal giugno del 2012, momento in cui venne intervistata da una giornalista televisiva. Il processo degenerativo, però, sarebbe iniziato nel giugno del 2011, pochi mesi dopo la firma sul testamento, messa nell’aprile dello stesso anno. Uno spiraglio di tempo su cui i parenti stanno ora puntando, per riaprire il discorso sulla successione milionaria archiviata ieri alla lettura del testamento.
Francesco Salvatore, la Repubblica 24/10/2014