Francesco Semprini, La Stampa 24/10/2014, 24 ottobre 2014
E MENTRE IL CANADA FA I CONTI CON I LUPI SOLITARI DELLA JIHAD, LA NIGERIA DEVE FARLI CON GLI ESTREMISTI ISLAMICI DI BOKO HARAM. I GUERRIGLIERI AL SERVIZIO DI ABUBAKAR SHEKAU HANNO RAPITO ALTRE 60 RAGAZZE CHE SI AGGIUNGONO ALLE 200 STUDENTESSE SEQUESTRATE AD APRILE
Nessuna tregua, nessuna concessione, il terrore non ha sosta. Nelle stesse ore in cui in Canada il lupo solitario jihadista consuma il suo attacco contro il Parlamento di Ottawa, dalla Nigeria giungono nuove drammatiche notizie sulle attività di Boko Haram. Gli estremisti islamici al servizio di Abubakar Shekau hanno rapito altre sessanta ragazze nella regione di Adamawa, nel nord-est del Paese: quaranta sono di Waga Mangoro e altre venti di Grata. La notizia battuta per prima dall’agenzia missionaria Misna in un dispaccio di ieri mattina, ha trovato conferma in diverse testimonianze locali, secondo cui la zona del blitz era già da settimane sotto il controllo delle milizie islamiche. «Un centinaio di Boko Haram pesantemente armati sono entrati nel villaggio cominciando a sparare, - riferisce l’agenzia - poi hanno bruciato case e negozi, hanno ucciso due uomini e portato via le ragazze».
Secondo altre testimonianze i guerriglieri islamici avrebbero selezionato con attenzione le teenager e le donne la cui età si aggirava intorno ai vent’anni, portandole via a forza. Il raid rischia di vanificare gli sforzi del governo di Abuja di trovare un accordo per la liberazione delle 200 ragazze di Chibok rapite lo scorso aprile, e ancora nelle mani dei miliziani. Le trattative sembravano aprire a una soluzione della crisi, rafforzata anche dall’annunciato «cessate il fuoco» da parte di Boko Haram. Le autorità nigeriane sembra avessero messo sul piatto uno scambio con alcuni prigionieri detenuti nelle galere del Paese perché appartenenti alla formazione estremista. Tanto è vero che Abuja aveva annunciato il proseguimento delle trattative proprio questa settimana, nel vicino Ciad. Il nuovo rapimento, accaduto sembra non più tardi dello scorso sabato, ma di cui si è avuta notizia solo diversi giorni dopo a causa delle difficoltà nelle comunicazioni della regione, rimette però tutto in discussione. Anche perché non si tratta del solo episodio che vede protagonisti gli estremisti islamici, visto che raid simili sono stati compiuti in altri villaggi di Adamawa e Borno, secondo quanto riferito dalla popolazione locale. Inoltre nei giorni scorsi cinque persone sono rimaste uccise in un attentato dinamitardo compiuto presso una stazione di autobus di una cittadina nello Stato del Nord-est di Bauchi. Mentre l’esercito camerunese ha respinto, nella notte tra mercoledì e giovedì, un assalto a Fotokol, infliggendo gravi perdite ai terroristi.
Da quando è stato dichiarato lo stato di emergenza in Nigeria, ovvero dal maggio 2013, Boko Haram (che significa l’educazione occidentale è peccato), ha compiuto molti raid nelle scuole e nelle università, proprio perché considerati dagli estremisti gli ambienti maggiormente permeabili alla cultura dell’Occidente. Anche per questo il governo di Abuja ha approvato la richiesta, presentata a luglio dal presidente Goodluck Jonathan, di stanziare un miliardo di dollari per rafforzare le unità militari che operano nel nord-est del Paese (quello più esposto agli attacchi). Una cifra significativa visto che alla sicurezza nazionale sono già destinati sei miliardi di dollari, ovvero un quarto del budget federale. Gli sforzi di Abuja, almeno per ora, non sembrano rappresentare un deterrente per le milizie di Abubakar Shekau, protagoniste, così come l’Isis in Siria e Iraq, in una sanguinaria guerra terroristica.
Francesco Semprini, La Stampa 24/10/2014