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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

LA SVOLTA SALUTISTA DI CAMEL

Il secondo produttore americano di sigarette, Reynolds American, si è convertito… a metà: continuerà a fare, e a vendere, le sue celebri sigarette dai marchi storici Camel e Pall Mall, ma dal prossimo gennaio impedirà ai propri dipendenti di fumare negli uffici, alla scrivania, nelle sale delle conferenze, nei corridoi e sugli ascensori in tutte le sedi americane del gruppo e nelle società sussidiarie.
È il passo definitivo di un processo che era cominciato tempo fa con il bando del fumo nelle fabbriche, nelle mense e nelle palestre, ha spiegato il portavoce della compagnia David Howard, precisando che il bando colpisce sigarette, pipe, e sigari ma non i prodotti «senza fumo» come le sigarette elettriche. La Reynolds, per mitigare la contraddizione e riconoscere il buon diritto di fumare tabacco per chi vuole farlo, «aspirazione» che del resto è la base stessa della esistenza dell’azienda, sta preparando locali separati, riservati ai fumatori.
«Crediamo sia la cosa giusta da fare e che sia il tempo giusto per compierla», ha detto Howard a MarketWatch. «Permetterà di fare stare meglio sia i fumatori sia i non fumatori che lavorano e visitano le nostre sedi». La Reynolds ha circa 5200 dipendenti, di cui una minoranza attorno al 18% fuma regolarmente. Il tasso dei consumatori di tabacco tra gli adulti è in costante calo in America dal 1965, quando era pari al 42%. Secondo i sondaggi periodici del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, la percentuale è calata di circa il 18% da allora, e nel 2012, ultima stima disponibile, i fumatori sono 42 milioni.
I ricercatori e i medici sostengono che i divieti di fumare, le tasse sulle sigarette e le campagne dei media critiche verso le tecniche di marketing delle case produttrici sono i fattori che hanno giocato un ruolo nella riduzione del consumo di tabacco.
La Reynolds, pochi giorni fa, ha comunicato che i suoi profitti del terzo trimestre hanno superato le aspettative degli analisti , ma che le spedizioni di sigarette alla sua unità di distribuzione RJR Tobacco sono cadute del 2,9%, un calo più pesante rispetto a quello dell’intero settore, che è stato del 2,3%. Per compensare le perdite di clienti tradizionali, un trend inarrestabile, la Reynolds ha detto che espanderà il marchio delle e-sigarette Vuse, il cui consumo è in crescita. «Ci mettiamo al passo con i tempi», così ha spiegato il bando totale il portavoce della Reynolds. Una considerazione che riflette una realtà sotto gli occhi di tutti gli americani, con estremismi che sconfinano nella lesione assoluta del diritto personalissimo (anche al vizio), e in qualche caso nel paradosso. Alla prima categoria appartengono le misure di certi condominii volte a impedire che il padrone di casa possa fumare a casa sua. È quanto per esempio sta accadendo nel mio palazzo, dove è in corso una raccolta di voti «favorevoli» al divieto assoluto: per passare deve raggiungere i due terzi, il 67%, e per ora è ancora sotto il 50%.
Alla seconda si iscrivono di diritto le manovre di chi, al ministero della Difesa, sta studiando di bandire le sigarette dagli spacci nelle basi militari e nelle navi da guerra. «I costi sono altissimi, oltre il miliardo di dollari solo nel Pentagono, per malattie collegabili al tabacco e per i costi sanitari. Penso che il divieto sia una cosa dovuta», ha detto il ministro Chuck Hagel. «Dormiamo in terra per questo paese. Ci sparano addosso per questo paese. Ma non possiamo avere una sigaretta se lo vogliamo, perché non è salutare», ha ribadito con sarcasmo il deputato repubblicano californiano Duncan Hunter deciso a combattere in parlamento contro il bando. Saranno dunque i militari l’ultima trincea?