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 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

QUELLA TORRE È VIBRANTE


Total look nero, dalla camicia all’abito, come da divisa di architetto global. Sguardo incisivo e calma zen. Un dono di natura o forse un’attitudine appresa durante i cinque anni trascorsi a Tokyo, nello studio di Arata Isozaki, tra i massimi esponenti dell’avanguardia nipponica del Ventesimo secolo. Un’esperienza formativa importante che Andrea Maffei, di Modena, classe 1968, si porta dietro quale cifra del suo lavoro rigoroso e vocato alla semplicità estetica come si evince dai suoi progetti, dai lavori e dal suo studio, tutto bianco, aperto nel cuore di Brera, a Milano, nel 2005. Tra i tanti concorsi vinti, a cominciare da quello della nuova stazione di Bologna, e tra i lavori già realizzati come la biblioteca di Maranello, ci sono i progetti in corso. Quello milanese, nel quartiere che ospitava la fiera, è di particolare interesse.
Cominciamo dal grattacielo di City Life che realizza con Isozaki.
Si tratta di un grattacielo di 207 metri per 50 piani che si affaccerà sulla nuova piazza delle Tre Torri insieme a quelle di Daniel Libeskind e Zaha Adid. La struttura è a moduli, con una pianta molto stretta di 21 per 58 metri, mentre gli spazi interni sono aperti, visto che saranno destinati a diventare uffici e ambienti di lavoro, secondo la necessità della committenza, la compagnia assicurativa Allianz.
Ma la silhouette particolarmente snella della torre parte da un’esigenza concreta o estetica?
Direi concreta e di concetto. Abbiamo studiato il sistema dei moduli partendo dal presupposto che lo spazio sarebbe stato destinato a diventare un luogo di lavoro e non abitativo e pertanto le esigenze di volumi e metrature sono diverse.
E da quale idea siete partiti?
Non siamo partiti da un’idea estetica, ma da un concetto d’interpretazione del luogo di lavoro. Ci siamo chiesti cosa vuol dire oggi lavorare in ufficio. Inoltre ci piaceva il concetto di una «endless tower», di un grattacielo senza fine che volendo possa salire ancora verso il cielo, con raggiunta di altri moduli. Per questo non è stato posizionato un cappello, né una punta finale. La scelta delle proporzioni quindi è finalizzata sia al suo scopo concreto che ad accentuare provocatoriamente la verticalità. Interessante il rivestimento esterno: la facciata è realizzata da pannelli in vetro curvati a freddo che rendono la superficie bombata e regalano una lieve sensazione di vibrazione.
Il grattacielo sarà visitabile all’interno?
No, non è previsto, ma i visitatori potranno ammirare all’esterno i quattro contrafforti studiati per ridurre le oscillazioni della torre agli ultimi piani. Si tratta di un’opera ingegneristica complessa che potrà diventare un’attrazione turistica.
Mi sembra di capire che il suo approccio all’architettura è più legato alla funzione piuttosto che alla forma.
Non partiamo mai dalla forma, ma da che cosa vuol dire oggi fare quel particolare palazzo o struttura. Un’opera di architettura deve avere un’idea interpretativa e non solo un’estetica, perché spesso quest’ultima segue delle mode periture. Quando, per esempio, abbiamo progettato il Palahockey di Torino per le Olimpiadi del 2006, ci siamo concentrati sull’uso postolimpico che avrebbe potuto avere. Abbiamo quindi studiato una struttura flessibile e polifunzionale che potesse accogliere tante persone in occasioni diverse. E infatti oggi il Palahockey ospita concerti come quello di Lady Gaga, spettacoli e perfino 17 mila fedeli islamici per il Ramadan.
Perché in Italia si costruisce poco?
Perché non c’è il coraggio di costruire e non solo perché l’Italia è popolata di città d’arte. Da noi si sbloccano i soldi per le infrastrutture, come ha fatto Matteo Renzi, ma non si pensa, per esempio, alle stazioni anche piccole della metropolitana, che sono un segno di progresso. Oppure alle biblioteche comunali che diventano luogo di studio e d’incontro trasversale, come è successo a Maranello, dove il nostro studio ha realizzato una struttura leggera e accogliente, la luce esterna filtra attraverso grandi vetrate. E l’intera costruzione è circondata da un minilaghetto zen.