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 2014  ottobre 23 Giovedì calendario

MANGIA BENE CHI HA IL FREEZER VUOTO


[Carlo Petrini]

Pollenzo (Cuneo) ottobre
Il problema è l’insalata. Dire o non dire a Carlo Petrini che chi lo sta intervistando compra l’insalata in busta, già lavata? Mentre lo aspetto, in un corridoio dell’università di Pollenzo, il dubbio mi attanaglia. Stiamo parlando del Maestro dell’Albicocca setosa, del difensore del Fagiolo maculato. Gran Ciambellano del Chilometro Zero e fondatore di alcune cosucce in campo alimentare quali Slow Food (100 mila soci in 150 Paesi) e il Salone del Gusto (dal 23 al 27 ottobre, a Torino, 80 mila mq di mercato del cibo e del vino di qualità), giunto proprio quest’anno alla sua decima edizione. Petrini arriva sorridente. Mentre mi preparo a chiedergli l’assoluzione per le mie degeneri abitudini alimentari, Carlin, come lo chiamano tutti, mi tesse le lodi dell’orto del principe Carlo d’Inghilterra. Viene fuori che lo vede spesso, si scrivono pure. Di più: è andato a pranzo a casa sua.
Casa casa, quella in cui coltiva le carotine bio con Camilla?
«Esatto».
Be’ questa è una notizia. E ci dica, come si mangia a casa del futuro re d’Inghilterra?
«Ma no, ma via, non è cortese».
Carlin, la prego, i nostri lettori devono sapere.
«Bene, si mangia bene...».
La vedo perplesso.
«Davvero, non posso, non si fa».
Coraggio.
«Ecco... è una cucina un po’ pesante, via. Per le nostre abitudini, eh?».
Ho capito, strutto e salsine come se piovesse. Vabbè, Carlo ha già una corona in tasca, non si può aver tutto dalla vita. Parliamo di lei, piuttosto. Time magazine l’ha inserita tra gli eroi del nostro tempo.
«Eh, che esagerazione».
Dica la verità: l’avrebbe mai detto, trent’anni fa, che il suo Slow Food un giorno avrebbe aperto una sede, chessò, a Spokane River, Idaho, patria del pollo fritto?
«Guardi che il successo di Slow Food non è mica solo merito mio, sa? È arrivato grazie alle centinaia, migliaia di persone che ci hanno creduto, in tutto il mondo».
Gioca a fare il modesto. La prima edizione del Salone del Gusto è di 18 anni fa. Quanto è cambiato in questo quasi ventennio il rapporto degli italiani col cibo?
«Tutto. Il biologico si trova dappertutto, il concetto di chilometro zero è talmente entrato nell’uso che ai mercati contadini c’è la coda. La gente ha capito che mangiare cose buone non è solo gratificante per il palato, ma fa bene alla salute e fa vivere meglio».
Il caciocavallo del Gargano, ti mandarino tardivo di Ciaculli: squisitezze, ma c’è chi dice che la vostra filosofia sia roba da radical chic col portafoglio pieno.
«Questo è il luogo comune che più ci tengo a confutare: cercare la frutta migliore non è un lusso, è un gesto di cura di sé e della Terra su cui viviamo. Può darsi che una ricotta di qualità costi di più di quella industriale (e non è detto), ma quanto è più buona? E poi, mi scusi, sono scelte: ci sono quelli che spendono per seguire la squadra del cuore in trasferta, io dico che è meglio spendere il giusto per nutrirsi bene. Piuttosto, bisognerebbe imparare a non esagerare».
Esagerare con cosa?
«Con quello che si compra, con quello che si mangia. Che bisogno c’è di mangiare fino a scoppiare a Natale e vivere di insalatine mortificanti il resto dell’anno? Ci sono case in cui il freezer è zeppo come se stesse per scoppiare una bomba atomica, e magari sul fondo c’è un pollo di epoca giurassica. Mangiamo male, sprechiamo troppo. Da lì bisognerebbe cominciare a risparmiare. Il valore del cibo è diverso dal suo prezzo».
Sarà che ora fare i buongustai è di gran moda. Con tutta la cucina che passa in tv... A proposito, lei l’ha mai visto Masterchef?
«Una puntata».
E le è piaciuto?
«Non molto. Vede, io i tre giurati li conosco bene, sono degli amici. Di persona sono persone intelligenti, garbate. Poi vanno lì e trattano male la gente, dicono frasi micidiali. Lo so che è per lo show, eh? Ma io non li riconosco, e così non mi piacciono».
Non le chiedo se ha mai messo piede in un McDonald’s.
«Ma guardi che non è mica snobismo, il mio. È che a me non piace quel pane molliccio, la carne insapore. Vuoi mettere con un bel panino alla mortadella?».
Cosa mangia Petrini quando è casa?
«Ah, io son capace di far poco, per fortuna c’è mia sorella che cucina benissimo. Cose semplici, comunque: un minestrone, una fetta di carne, quella buona, che non viene da allevamenti intensivi, un’insalata fresca. Ce la portano appena colta nell’orto qui vicino, è squisita, dovrebbe provarla».
(Lo sapevo, il momento è giunto. La mia confessione non può più attendere). Sa, signor Petrini... «Macché signor Petrini, mi chiami Carlin».
Ecco, sì, Carlin, io vorrei dirle una cosa, se mi permette.
«Mi dica».
Dunque, il fatto è che io sono sempre un po’ di corsa, lavoro, ho due figlie, poco tempo per cucinare, e insomma al supermercato cerco di prendere la verdura buona, giuro, ma l’insalata, ecco, la prendo in busta.
«Quella pretagliata?».
Eh sì.
«Già lavata?».
Ehm. Quella.
(silenzio)
Sono un mamma degenere?
(sorride) «No, è solo pigra. Ma a me piacciono anche i pigri, sa?».
Fiamma Tinelli