Silvia D’Onghia, il Fatto Quotidiano 23/10/2014, 23 ottobre 2014
A FIUMICINO UNA BAMBINA È STATA CACCIATA DALL’ASILO AL GRIDO DI «HAI L’EBOLA! VATTENE!». LE MAMME DELLE COMPAGNE HANNO IMPOSTO LA QUARANTENA ALLA PICCOLA: «È STATA IN AFRICA»
Poco importa se c’è un certificato di buona salute rilasciato dalle “autorità competenti”, e soprattutto poco importa se l’Uganda dista oltre cinquemila chilometri dalla Sierra Leone. L’Africa, nell’ignoranza collettiva, è tutta nera e tutta malata. Di Aids un tempo, di Ebola oggi. E così quella bimba, Chanel, scura di pelle ma italiana di Fiumicino, è dovuta rimanere a casa da scuola. La chiamano psicosi, ma a leggerla in profondità assomiglia tanto al razzismo.
La storia è stata raccontata ieri da Angelo Perfetti sul sito In Terris e in poche ore ha raggiunto le cronache nazionali e le associazioni che si occupano di bambini. Chanel è una bambina di tre anni, figlia di un carabiniere italiano e di una donna africana, sua moglie. La coppia ha un’altra figlia di sette anni. La famiglia, che vive appunto alle porte di Roma, è stata di recente in Uganda. “Come da prassi in quel paese – racconta Perfetti –, il giorno prima di ripartire le bambine sono state sottoposte a una visita medica che non ha rilevato nulla di anomalo. È stato loro rilasciato un certificato di buona salute”. Mai avrebbe pensato, papà Massimiliano, di dover fare altro.
E invece si è dovuto sentire una telefonata della preside dell’asilo frequentato dalla bambina (anche se la professoressa smentisce di essersi espressa in toni rigidi). “Alcune mamme della classe – prosegue il giornalista – hanno letto su Internet che il periodo di incubazione dell’Ebola è di 21 giorni. Essendo la famiglia rientrata dall’Uganda il 14 ottobre, hanno pensato che il pericolo non fosse ancora scampato”. Il padre della piccola ha fatto fatica a crederci.
“Abbiamo passato giorni di angoscia – ha raccontato a In terris –. Eppure non c’era alcun motivo reale per poter solo immaginare qualche rischio; l’unica spiegazione è che venivamo dall’Africa. Ma l’Uganda non è un paese contagiato e comunque ho fatto fare alle mie figlie tutte le analisi necessarie . Non solo, ma mia figlia non ha avuto alcun sintomo particolare, né una febbre né un raffreddore. Ciò che è accaduto è pura follia...”. La preside ha poi rassicurato la famiglia: le porte della scuola sarebbero comunque rimaste aperte. “Certo è che di fronte al diktat delle altre mamme ‘o lei o i nostri figli’ – racconta ancora Perfetti –, la famiglia ha compiuto un gesto di tutela nei confronti di Chanel e l’ha tenuta a casa per un’altra settimana”. Alcune madri avrebbero addirittura chiesto alla preside di far cambiare sezione alla bambina. Anche il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, è intervenuto per verificare che per assicurarsi che la piccola non fosse penalizzata.
Chanel in realtà è tornata a scuola solo lunedì scorso, passati i 21 giorni di incubazione delle paure.
Silvia D’Onghia, il Fatto Quotidiano 23/10/2014