Enrico Sisti, la Repubblica 23/10/2014, 23 ottobre 2014
LA TENDENZA DELLA ROMA ALLA FIGURACCIA INTERNAZIONALE. DALLA FINALE COL LIVERPOOL ALL’ULTIMO 7-1 COL BAYERN. PERCHÉ CICLICAMENTE I GIALLOROSSI SUBISCONO SCONFITTE COSÌ PESANTI
Esistono due tipi di sconfitte pesanti: le imbarcate numeriche e quelle che arrivano inattese al termine di un percorso trionfale. Gli almanacchi della Roma non si fanno problemi: annoverano casi in abbondanza di entrambe le varietà.
La storia racconta di tre 7-1 (Torino, Manchester United, Bayern Monaco), tanto per restare al risultato maledetto. Si ricorda un lontano 8-0 (1935) assestato dell’allora potente Ferencvaros danubiano di Sarosi alla Roma di Bernardini, ma anche un mortificante 5-1 subito a Cagliari nel 2010.
Alla Roma viene contestata una doppia inclinazione. La prima è sentirsi alla pari di qualcuno che gli è superiore. Più che presunzione sembra un’euforia perennemente malgestita. È successo martedì, accadde col Real Madrid nel 2002, sempre in casa, e poi con l’Arsenal qualche mese dopo. La seconda è crollare di colpo quando si trova a un passo dal vincere qualcosa. Spesso la Roma ha attraversato l’oceano a nuoto per annegare nella vasca dei pesci rossi. Il Lecce del 1986, la Sampdoria del 2010: due scudetti buttati a tempo scaduto. I miseri pareggi di Lecce e Venezia per perdere anche quello del 2002.
Una lettera scarlatta grande come il Colosseo continua a rendere pubblica la «colpa» di aver giocato la finale col Liverpool come se il risultato fosse già scritto: ma certo che vinciamo, siamo superiori, all’Olimpico poi, e quando ci ricapita! Beati loro. Per dare maggior forza alla perversa consapevolezza popolare e societaria, da giorni le bancarelle vendevano bandiere con la coppa già stampata.
La gestione psicologica di una Caporetto è complicata, non sai mai da dove cominciare. Ma la preparazione, affinché non ci sia alcuna Caporetto, è un rebus secolare (alla pari o mezzo catenaccio?), soprattutto in un ambiente così attaccato ai destini della squadra. «Ma che ve sete bevuti er cervello? Io nun compro i giornali dopo ‘n 7-1», diceva ieri un commerciante a Ponte Milvio, devastato.
L’assoluta priorità della Roma, dopo essere stata distratta dal presente (in campo) e dal futuro (alla vigilia), è di non farsi distrarre dal passato (come ha reagito il Bayern dopo l’ancora “misterioso” 0-4 subito lo scorso anno dal Real Madrid?). Il lavoro andrà eseguito con «umile determinazione », espressione chiave del pensiero di Garcia. C’è da riprendere per il bavero decine di persone, calciatori e non, quindi decine di baveri. C’è da risollevare lo spirito di ragazzi, quindi decine di anime e corpi diversi, che improvvisamente si sono ritrovati «in rags», come hanno scritto i giornali inglesi, vestiti di stracci. Parlar loro di Champions e di scudetto sempre possibili. Malgrado l’orrore, uno, e gli errori, tanti.
L’”asfaltata” apre anche un altro scenario, l’ultimo, il più incontrollabile: lo sberleffo. Con un 7-1 a disposizione tutti, d’incanto, si scoprono Groucho Marx. L’epigramma moderno, il tweet, vira così sul velenoso. La Easy Jet ha scherzato “social” per promuovere “sette” nuove rotte da Fiumicino, attirando “likes” ma anche la promessa di non mettere più piede su un loro aereo. La Roma torna sempre, prima o poi, la Rometta che genera battute. E se fosse questa la zavorra più sgradevole?
Enrico Sisti, la Repubblica 23/10/2014