Andrea Di Biase, MilanoFinanza 23/10/2014, 23 ottobre 2014
IL GOVERNO SALASSA LE FONDAZIONI
Dura presa di posizione delle fondazioni di origine bancaria contro gli ultimi provvedimenti del governo sulla tassazione di rendite finanziarie e dividendi, il cui effetto, a loro giudizio, sarà quello di ridurre drasticamente le risorse destinate al terzo settore e al volontariato. La stragrande maggioranza dei proventi incassati ogni anno dalle fondazioni (1,48 miliardi nel 2013), che costituiscono la base per le erogazioni ai territori (885 milioni lo scorso anno), derivano infatti dagli strumenti finanziari (azioni, titoli a reddito fisso, gestioni patrimoniali) in cui è investito l’ingente patrimonio (circa 40 miliardi a fine 2013) degli enti ex bancari. Finora le fondazioni, che pur essendo a tutti gli effetti dei soggetti non profit non hanno goduto (contrariamente ai luoghi comuni e come invece accade in altri Paesi europei) di una fiscalità di vantaggio, pagavano le imposte sulla base delle aliquote in vigore per i soggetti privati con finalità di lucro: il 12,5% sulle rendite finanziarie e il 27,5% sui dividendi percepiti ma a fronte di una base imponibile limitata al 5%. Sulla base di questo carico fiscale, le tasse pagate dal sistema delle fondazioni a valere sui bilanci 2013 è stato di 170 milioni. Una cifra che, in base alla nuova aliquota sulle rendite finanziarie (20% anziché 12,5%) e alle modifiche relative alla tassazione dei dividendi contenute nella bozza della legge di Stabilità, secondo le stime dell’Acri è destinata a lievitare fino a 340 milioni in relazione ai bilanci 2014, per poi salire a 360 milioni rispetto ai conti del 2015. L’articolo 41 comma 21 della manovra prevede infatti che la base imponibile per la tassazione dei dividendi passi, a parità di aliquota (ferma al 27,5%), dal 5 al 77,74%. Ma questo solo per gli enti non commerciali come le fondazioni, non invece per i soggetti privati con finalità di lucro come le società di capitali. Per fare un esempio, sui dividendi percepiti nel 2014, le fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo e Unicredit pagheranno dunque un’imposta superiore a quella che saranno tenuti a versare gli azionisti privati. Se il provvedimento contenuto nella manovra dovesse diventare legge, sui 188 milioni complessivamente percepiti lo scorso 22 maggio, le cinque fondazioni azioniste della Ca’ de Sass sarebbero tenute a versare al Fisco 40 milioni anziché i 2,6 milioni che dovrebbero versare con riferimento alla base imponibile tuttora in vigore. Allo stesso modo la Fondazione Cariverona (20,3 milioni il dividendo incassato da Unicredit lo scorso giugno) e la Fondazione Crt (14,7 milioni) sarebbero chiamate a pagare rispettivamente 4,3 e 3,13 milioni, anziché i 278 mila e i 202 mila euro che pagherebbero con l’attuale imposizione fiscale, che continuerà a valere per le società con fini di lucro. Il paradosso ha mandato su tutte le furie il presidente dell’Acri e della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, che ieri ha denunciato l’incongruenza della norma che avvantaggia soggetti «le cui risorse, a differenza di quanto avviene per le Fondazioni, non vengono riversate a favore della collettività». Concetto sottolineato anche dalle associazioni che riuniscono gli operatori del Terzo settore. La Confederazione permanente delle associazioni, federazioni e reti di volontariato ha espresso preoccupazione per la norma che «in virtù dell’ampliamento dal 5 al 77,74% della base imponibile sulla tassazione dei dividendi» andrebbe «a colpire le erogazioni al volontariato delle Fondazioni di origine bancaria».
Andrea Di Biase, MilanoFinanza 23/10/2014