Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 28/06/2014, 28 giugno 2014
AQUILONI, STORIA E ATTRAZIONE FATALE - È
stata un’attrazione irresistibile per chi si è trovato a passare davanti alla chiesetta sconsacrata di Santa Rita, in piazza Campitelli: cento aquiloni galleggiano nel cielo della navata, dipinti in tutti i colori, ritagliati in tutte le forme, dalle classiche losanghe a quelli che ritraggono uomini e dei. L’ha promossa Guido Accascina, che a trent’anni abbandonò un lavoro sicuro di ingegnere per dedicarsi ai cervi volanti, quei giocattoli antichi fatti di una leggera armatura ricoperta di tela o carta, trattenuti da una cordicella e affidati al vento. E ha trasformato la passione in business. «Vivo di aquiloni», sorride orgoglioso. Li progetta e li vende, organizza festival, pubblicazioni e mostre, in Italia e all’estero. Qui ha raccolto una serie di modelli che ne ripercorrono la storia. «Aquiloni: un filo lungo tremila anni», oggi è l’ultimo giorno, è la scoperta del dialogo col vento attraverso il quale gli aquiloni prendono vita. Un dialogo cominciato, secondo la tradizione occidentale, con Archita da Taranto, che avrebbe costruito una colomba volante nel IV secolo a.C., e la testimonianza si può vedere in un vaso conservato al Museo nazionale di Napoli, dipinto con la figura di una fanciulla che trattiene il cordoncino di un aquilone triangolare. Un’altra tradizione è quella che fa risalire l’origine del cervo volante in Oriente, probabilmente nella Cina del primo millennio a.C.. Lo fa credere l’abbondanza di storie legate a questo oggetto nella letteratura e il fatto che in Cina fossero diffusi seta e bambù, due materiali tipici da costruzione. Gli appassionati cinesi, ma anche coreani, giapponesi e thailandesi, davano agli aquiloni un significato religioso, riproducendo immagini naturali o mitologiche. Si crearono modelli sonanti, chiamati arpe eoliche, cioè arpe suonate dal vento, che in Thailandia si usavano per attirare correnti calde. In Italia, trent’anni fa, fu Salvatore Sciarrino a lasciarsi conquistare dal fascino degli aquiloni, ai quali dedicò una composizione. I modelli esposti propongono una genealogia e una classificazione: sollevamento e trazione sono stati usati da sempre non solo per scopi ludici, ma per trainare imbarcazioni, sollevare persone, spaventare nemici, salvare naufraghi, lanciare messaggi, contrabbandare liquori. Nel ‘700 furono utilizzati dai meteorologi inglesi per sollevare termometri e Benjamin Franklin, con un aquilone munito di una punta metallica, catturò un fulmine.