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 2014  aprile 26 Sabato calendario

IL CODICE DI SALVATOR DELLE BATTAGLIE

«Perché mi chiedono sempre battaglie e paesaggi’ Io voglio dipingere soggetti storici», si lamentava Salvator Rosa, artista napoletano trapiantato nel 1649 a Roma, dove visse fino alla morte, avvenuta il 15 marzo 1673. Soprannominato «Salvator delle battaglie» per le sue grandiose scene di guerra, esaudì il proprio desiderio di rappresentare storie e personaggi della classicità realizzando la serie di incisioni in rame oggi conservate nelle collezioni dell’Istituto nazionale per la Grafica. Ed è proprio l’Istituto ad aprire le celebrazioni per il quarto centenario dell’artista, nato il 21 luglio 1615 nel villaggio partenopeo di Arenella, con la mostra «Rosa Rame», aperta fino al 29 giugno in via della Stamperia 6, (ingresso libero). L’esposizione presenta 97 acqueforti, 14 matrici di rame, 3 disegni. Oltre a volumi, lettere e documenti che ricordano la multiforme attività di Rosa come musicista, poeta, teatrante, autore di satire. Ci sono poi alcune incisioni di Jusepe de Ribera e di Filippo Napoletano che documentano il rapporto del pittore con questi artisti. E il cosiddetto «Codice Rosa», una sorta di taccuino dove l’artista incollò 49 delle 62 figurine tirate da lui stesso in prima copia e usate come repertorio di modelli per le botteghe d’arte. L’album passò infatti per le mani di vari incisori, come testimoniano le diverse firme sui fogli e qualche disegno tracciato qua e là in epoche diverse. Nel 1927 il Gabinetto nazionale delle Stampe lo acquistò per 800 lire da un certo signor Michele Campanelli, pugliese. Le 85 matrici originali rimasero invece di proprietà degli eredi che le conservarono con cura, pur usandole di tanto in tanto per tirature da mettere in vendita, fino a quando, nel 1797, compaiono nell’inventario della Calcografia. C’è infine un documento autografo e inedito, ritrovato da Rita Bernini, curatrice della mostra. Lo ha scovato frugando nel fascicolo di Rosa, conservato nella Biblioteca di Storia dell’arte di Palazzo Venezia. Si tratta della ricetta dell’acquaforte - a base di aceto, sali di ammonio, sale da cucina e verderame - firmata da Rosa e arricchita da disegni esplicativi del procedimento. La studiosa approfondisce la descrizione nel saggio contenuto nel catalogo che accompagna la mostra, curato da Maria Rosaria Nappi e con interventi di vari autori, edito da Gangemi. Prezioso perché fa il punto sulle scoperte degli ultimi anni. Come quella di una medaglia di fattura olandese, ritrovata a Napoli nel Museo di San Martino, che confuta la leggenda di un Salvator Rosa amico di Masaniello creata ai primi dell’800 dalla scrittrice irlandese Sydney Owenson Morgan e, passando per «Il signor Formica» (uno dei racconti di Hoffmann), arrivata fino al film «Un’avventura di Salvator Rosa», girato nel 1939 da Blasetti. I particolari li trovate nel saggio di Gian Giotto Borrelli.