Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 23/03/2014, 23 marzo 2014
TUTTI I VOLTI DELLA LETTERATURA - C’è
Alberto Moravia che scrive a penna seduto a un tavolino che potrebbe essere di un antico caffè, con specchiere preziose luccicanti nella penombra. C’è Dacia Maraini: appoggiata a una colonna di marmo, rivolge verso l’obiettivo lo sguardo dolce e rassegnato mentre si ripara nel bavero del piumino. Natalia Ginzburg sorpresa in poltrona, nel suo salotto, mentre allunga il collo allarmata, con l’eterna sigaretta tra le dita. Il faccione di Roberto Saviano, quasi una scultura che emerge dallo sfondo incolore con i suoi tratti neri e marcati. E poi l’immagine quasi onirica di David Bowie, che sembra danzare mentre afferra il microfono sul palco, una specie di luna alle sue spalle. Andy Warhol con la mitica parrucca candida, intento a disegnare. Il regista Rainer Werner Fassbinder con la sua musa Hanna Schygulla, e Giancarlo Giannini, durante le prove del film «Lili Marleen», a Monaco di Baviera nel 1980. Lo scrittore Günter Grass con la regista Margarethe von Trotta. L’artista Leonor Fini affiancata dalle gemelle Kessler. Sono alcuni dei ritratti che la celebre fotografa tedesca Isolde Ohlbaum presenta alla Casa di Goethe (via del Corso 18) nella mostra che resterà aperta fino al 18 maggio. Settanta scatti scelti tra le migliaia che Ohlbaum ha realizzato nel corso degli ultimi quarant’anni, riprendendo quasi tutti gli scrittori famosi e anche molti artisti. Al contrario di tanti suoi colleghi che vanno a caccia di personaggi famosi per catturarne, magari di nascosto, le borse sotto gli occhi o il triplo mento, Ohlbaum dice di cercare la vera essenza delle persone che accettano di posare davanti al suo obiettivo. E ne vengono fuori immagini intense, ma non patinate. Sorprende che, dopo il successo mondiale, dichiari di odiare il suo mestiere. «Mi succede di sentirmi completamente indifesa durante le riprese, quando il personaggio si rifiuta di parlarmi. Per me il dialogo è fondamentale. Anche se vado all’incontro preparata, con informazioni sulla sua vita e sul suo lavoro, ho bisogno di sapere qualcosa direttamente da lui». Racconta Eva Demski, curatrice della mostra, che tutti comunque vogliono essere ritratti da lei. Tranne Patrick Süskind, l’autore del best seller «Il profumo». Disse alla fotografa che la considerava una cosa troppo vanitosa. «Avrei potuto fotografarlo da dietro, magari senza farmi accorgere. Ma non sono un paparazzo. Una volta, un giornalista della Neue Zürcher Zeitung mi ha chiesto di accompagnarlo da Gabriel García Márquez, così alla cieca. Ma era un rischio che non volli affrontare. Se qualcuno non vuole, va bene così». Certe volte riesce a catturare un volto con pochissimi scatti. Come accadde con il filosofo Herbert Marcuse, spirito progressista con sentimenti arcaici: «Credeva ancora di essere derubato della sua anima. Volle interrompere le sedute di posa prima di perderla per sempre».