Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 23/02/2014, 23 febbraio 2014
VITA E OPERE DI SAN FRANCESCO
Un foglio di pergamena un po’ stropicciato che conserva un frammento della «Vita beati Francisci» di Tommaso da Celano. Insieme al manoscritto 338, che contiene la copia più antica del Cantico delle creature, è il documento più emozionante tra i sedici presenti nella mostra «Francesco. Tracce, parole, immagini», aperta fino al 1 marzo presso la Biblioteca della Camera, in palazzo San Macuto, via del Seminario 76. Il foglio è stropicciato perché recuperato dalla rilegatura di un altro antico volume. È proprio grazie alla pratica medievale del riuso della pergamena che si è salvato. In realtà doveva essere distrutto, come le altre biografie di san Francesco, scritte a distanza di quindici anni una dall’altra da Tommaso da Celano, che aveva assistito alla morte del fraticello di Assisi, il 3 ottobre 1226. Ma nel 1266 l’opera venne proscritta dal Capitolo generale di Parigi convocato dai francescani, che ordinarono la sua sistematica distruzione per lasciare spazio all’agiografia ufficiale, molto più edificante, scritta da Bonaventura da Bagnoregio. Le pagine di questa «Legenda maior», insieme a quelle della «Legenda minor», sono anch’esse in mostra, in copie che risalgono all’inizio del XIV secolo. Le due opere provengono dal fondo del Sacro Convento di Assisi, come tutte le altre esposte, tranne un’altra «Legenda maior» miniata e collocata nella sezione riservata alle immagini, che arriva invece dalla Biblioteca nazionale di Roma. Si scopre che il Cantico delle creature, qui in una copia risalente al XIII secolo, non è solo il primo testo poetico della letteratura italiana, ma un vero e proprio canto, tanto che l’amanuense aveva lasciato tra un verso e l’altro lo spazio per segnarvi le note musicali che avrebbero dovuto accompagnarlo. Il manoscritto 338, che lo contiene, riporta anche la Regola per i frati, in dodici capitoli, composta da frasi evangeliche e norme di vita, che fu approvata nel 1223 da papa Onorio III con la bolla «Solet annuere», anch’essa nell’itinerario della mostra. Porta la data del 30 marzo 1228 l’Istrumentum che attesta la donazione di un terreno nel contado di Assisi, da parte di un tal Simone di Pucciarello a frate Elia, il quale lo riceve per conto del pontefice Gregorio IX con l’incarico di costruirvi un oratorio o una chiesa dove deporre le spoglie mortali di Francesco. E, a fianco, ecco la bolla «Recolentes qualiter», emanata il 29 aprile 1228 per la realizzazione, su quello stesso terreno, della basilica di Assisi dedicata al santo. I dodici codici miniati accompagnano infine il visitatore tra le immagini che raffigurano la vita e i miracoli di Francesco, identiche a quelle dipinte da Giotto sulle pareti della basilica. La mostra, ideata dall’associazione Metamorfosi e curata da Flavia de Sanctis, vuole richiamare l’attenzione su una figura di grande attualità, come dimostra la scelta di Bergoglio, il quale ha preso il nome del frate che osò contestare il Papa e una chiesa divenuta troppo mondana.