Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 31/12/2013, 31 dicembre 2013
ARA PACIS&DINTORNI CONTRO L’INDIFFERENZA - Il segreto del libro di Roberto Dragosei, «Racconti romani
ARA PACIS&DINTORNI CONTRO L’INDIFFERENZA - Il segreto del libro di Roberto Dragosei, «Racconti romani. Ara Pacis & dintorni» (ed. Gangemi), sta in una considerazione di Jean Orieux, romanziere e biografo francese: «Il sapere storico ha del meraviglioso, e le narrazioni, i racconti che ne escono, superano quanto a originalità, grandiosità, freschezza e bellezza, tutti i poemi epici e i romanzi del mondo». Dragosei ha lavorato una vita intera come architetto. Nel tempo libero scalava le Alpi insieme al gemello Francesco. Oggi scrive libri su Roma, la città dove è nato e continua a vivere. In questo volume si aggira tra i monumenti, antichi e moderni, ascolta i loro segreti e li riferisce al lettore. Come guida ha scelto il giovane Werther, creatura di Wolfgang Goethe, che a Roma, il museo più grande del mondo, diceva di aver finalmente ritrovato se stesso. Ed è curioso che Dragosei abbia pensato a un tedesco anziché a un romano. «Perché tanti romani, sia ‘de Roma’ che d’immigrazione», scrive «perpetuando una loro inveterata e poco commendevole inclinazione, si mostrano indifferenti a questa messe di cose preziose. Quasi commensali stanchi e satolli davanti a una tavola sontuosamente imbandita». Lui fa parlare le pietre nella speranza che le migliaia di automobilisti in corsa ogni giorno davanti all’Ara Pacis si fermino almeno una volta ad osservare le cento figure in processione scolpite sul marmo e si commuovano davanti ai volti riconoscibili dei famigliari di Augusto e alle loro vicende: il giovane Druso, valoroso in battaglia e morto a ventinove anni per una banale caduta da cavallo; il vigoroso Agrippa, costruttore originario del Pantheon, accanto all’inquieta moglie Giulia, i bambini di tutte le età che partecipano, orgogliosi o smarriti, al corteo rituale. Ma non dimentica, Dragosei, che oggi l’ara augustea è nascosta dentro la teca di Meier e ricorda le polemiche sulla recente opera dell’architetto americano. Poi torna indietro nel tempo per raccontare come la parte più consistente del monumento fu estratta nel 1937 dai sotterranei dell’attuale cinema Nuovo Olimpia, congelando il terreno per non far crollare il palazzo soprastante. Pubblica a fianco dei racconti le foto d’epoca dei macchinari usati per il congelamento, ma anche quelle della vecchia e sobria teca di Morpurgo, i progetti per la risistemazione di piazza Augusto Imperatore, i disegni con la veduta del Campo Marzio Augusteo di duemila anni fa. Le considerazioni su Meier lo portano in volo verso la Nuvola di Fuksas e gli altri monumenti contemporanei, dall’Auditorium di Renzo Piano ai musei Maxxi e Macro. Con gustose riflessioni sulle opere d’arte contemporanea che sono destinati ad ospitare.