Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 18/12/2013, 18 dicembre 2013
IL NATALE DELL’ARTE GIOVANE
Se ne va in giro per i mercati rionali a raccoglie scatole di cartone abbandonate, usate per il trasporto delle banane, e le trasforma in sculture e quadri. L’artista si chiama Jebila Okongwu, è nato a Londra da padre nigeriano e madre australiana di origine scozzese. Dopo i primi anni vissuti in Africa è passato in Australia, poi a New York, infine a Roma, dove si è fermato. Qualche visitatore dei musei capitolini forse lo ricorda per la performance «The Hawker» (Il vu’ cumprà), presentata lo scorso anno al «Roma Contemporary Art Fair» presso il Macro. Nell’occasione Okongwu entrò illegalmente al vernissage, come un ambulante che cercasse di smerciare le sue sculture al pari delle borse finte. Ora chi vuole conoscere meglio queste sculture, che si ispirano alle esperienze di viaggio, alle storie e alle diverse culture incrociate dall’autore qua e là per il mondo, potrà vederle alla Casa delle Letterature, dove domani alle 18,30 si inaugura «Un altro Natale», con opere di artisti, poeti e narratori. La manifestazione, progettata da Maria Ida Gaeta e giunta alla sesta edizione, vuole celebrare la festa più importante dell’anno con un’attenzione al «mondo spirituale degli altri». Fino al 31 gennaio, gli spazi della Casa a piazza dell’Orologio 3 saranno trasformati dalle installazioni di Okongwu e dell’africano Glen Turner, convinto che «creare arte è un modo per entrare in contatto con la vita» e che «l’arte essenzialmente è magia». Nato ad Accra, in Ghana, dopo vari viaggi tra New York e Parigi, Lagos e Canada, anche lui è approdato a Roma. Artista autodidatta, comunica attraverso simboli dai mille colori, tracciati sulla tela con il pennello e con la spatola. Possiede invece una laurea all’Università di arte e architettura di Teheran, e un diploma all’Accademia di belle arti a Roma, l’iraniano Navid Azimi Sajadi, che propone una sorta di linguaggio cifrato, ricco di simboli. Qui presenta un intervento site specific intitolato «Nur e ala Nur» (Luce oltre la luce), realizzato in vernice d’oro e feltro sintetico. Infine l’abruzzese Pietro Marcozzi Rozzi, che da ragazzo realizzava sui muri romani interventi di «street art» e ora è passato alla pittura astratta su tela, sperimentando varie tecniche e insistendo sul segno come elemento grafico. Le opere degli artisti sono presentate in dialogo con i testi inediti di giovani scrittori italiani e stranieri, scelti in collaborazione con la rivista Nuovi Argomenti. Tra i nomi, Camilla Brunetti, Alexandra Censi, Nicola Ingenito, Stefano Pisani, Matteo Trevisani. Oltre alla giornalista italo-siriana Susan Dabbous, che ha seguito la radicalizzazione dei conflitti in Siria dopo l’arrivo dei jihadisti affiliati ad al Qaeda. Sequestrata nell’aprile scorso e tenuta prigioniera per undici giorni insieme ad altri tre giornalisti italiani, sta scrivendo il diario del rapimento che uscirà a marzo da Castelvecchi con il titolo «Come vuoi morire’».