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 2014  novembre 05 Mercoledì calendario

DI LUNEDÌ TRE CERTIFICATI SU DIECI: LA FEBBRE A OROLOGERIA DEGLI ITALIANI


ROMA Sabato e domenica, week end. Lunedì, malattia. Nel calendario di buona parte degli italiani la settimana è divisa così. Almeno è quello che emerge da una ricerca effettuata dall’Ufficio studi della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre. I cui dati individuano due cose in particolare: primo, che oltre il 30 per cento dei certificati medici che attestano l’impossibilità da parte di un operaio o di un impiegato di recarsi nel proprio posto di lavoro è stato presentato di lunedì. Secondo, che i lavoratori che si ammalano di più sono quelli calabresi, mentre quelli più resistenti, meno cagionevoli, sono i trentini e i veneti. Sempre spulciando nel dossier messo insieme dalla Cgia, nel 2012 (ultimo anno in cui i dati sono a disposizione) sono stati 6 milioni i lavoratori dipendenti italiani che hanno registrato almeno un evento di malattia. Mediamente, ciascun lavoratore dipendente italiano si è ammalato 2,23 volte ed è rimasto a casa 17,71 giorni: complessivamente sono stati quasi 106 milioni i giorni di malattia persi durante tutto l’anno. Nel pubblico ci si ammala più spesso, ma mediamente si perdono meno giorni di lavoro che nel settore privato. Sempre nel 2012, i giorni di malattia in media registrati tra i lavoratori del pubblico impiego sono stati 16,72 (con 2,62 giorni, sempre facendo una media, per lavoratore), nel settore privato, invece, le assenze per malattia hanno toccato i 18,11 giorni (con un numero medio di eventi per lavoratore uguale a 2,08). Questi dati sono stati estratti dall’Osservatorio sulla certificazione di malattia dei lavoratori dipendenti privati e pubblici dell’Inps, avviato nel 2011. Il giorno più a rischio-malattia, dicevamo, è il lunedì. Su oltre 13 milioni e 365 mila eventi di malattia registrati due anni fa, oltre 4 milioni (pari al 30,7 per cento del totale) sono stati denunciati a inizio della settimana. Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, sottolinea che «i dati vanno letti con grande attenzione. Sarebbe ingiusto e sbagliato strumentalizzare alcuni risultati che emergono da questa ricerca. Al netto dei casi limite, le nostre imprese possono contare sull’affidabilità di impiegati e operai che sono considerati tra i migliori lavoratori al mondo». Però qualche osservazione nasce spontaena, nell’esaminare i dati forniti. Le malattie si diffondono molto più massicciamente e rapidamente al Sud. Uno strano fenomeno probabilmente legato alle avverse condizioni metereologiche, perché troppo sole, troppo caldo, il bel tempo diffuso e costante, insomma, evidentemente spingono ad un deterioramento psico-fisico che impedisce l’ingresso al posto di lavoro e costringe ad allungare il tempo del fine settimana. Soprattutto in Calabria. Sempre seguendo i dati diffusi dalla Cgia, a causa delle precarie condizioni di salute nel 2012 ogni lavoratore dipendente calabro è rimasto a casa mediamente 34,6 giorni. La media sale addirittura a 41,8 nel settore privato. Tra i lavoratori dipendenti più «cagionevoli» troviamo anche i siciliani (con 19,9 giorni medi di malattia all’anno), i campani (con 19,4) e i pugliesi (con 18,8). Gli operai e gli impiegati più «robusti», invece, li troviamo a Nordest. Se i lavoratori dipendenti dell’Emilia Romagna rimangono a casa mediamente 16,3 giorni all’anno, in Veneto le assenze per malattia scendono a 15,5 per toccare il punto più basso nel Trentino Alto Adige, con 15,3 giorni. La durata media del periodo di malattia è, comunque, relativamente breve: nel 71,7 per cento dei casi la guarigione avviene entro i primi 5 giorni dalla presentazione del certificato medico. Ovviamente, i lavoratori anziani sono più a rischio dei giovani. Se fino a 29 anni il numero medio di giorni di malattia è 13,2, tra i 30 e i 39 anni il conteggio sale a 14,9, per toccare il valore massimo con gli ultra 60enni, che accumulano 27,4 giorni medi di assenza.