Attilio Barbieri, Libero 3/8/2014, 3 agosto 2014
I PROF DEL SUD TOLGONO IL POSTO A QUELLI DEL NORD
Il 2014 è il primo anno in cui vengono completamente azzerati gli effetti del blocco sulle graduatorie provinciali degli insegnanti precari. Il risultato è il caos, ma soprattutto la rottamazione di migliaia e migliaia di insegnanti in lista da anni al Nord Italia, che precipitano di decine di posizioni. Ne ha parlato ieri il quotidiano La Stampa, descrivendo la situazione in Piemonte. Ma è tutto il Settentrione a essere in subbuglio.
A scalzare i precari del Nord sono i loro colleghi provenienti dalle regioni meridionali, Sicilia, Calabria e Campania in testa. Un fenomeno accentuato dalla revisione avviata dal ministero dell’Istruzione negli ultimi tre anni sugli organici delle scuole in funzione degli studenti iscritti. Se il numero di bambini e ragazzi è basso viene ridotto anche l’organico degli insegnanti. A scapito, inevitabilmente, dei precari. Molti di loro si sono trasformati così in «perdenti posto» e hanno alimentato un flusso gigantesco verso il centronord.
Fino allo scorso anno era però in funzione lo sbarramento introdotto dai governi di centrodestra e riaffermato dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Due decreti, in particolare, servirono ad arginare un esodo che già allora era destinato ad assumere proporzioni bibliche. Un primo decreto imponeva al precario di scegliere una sola provincia per iscriversi alla graduatoria degli insegnanti non di ruolo, quella di residenza. Poi, sulla spinta delle organizzazioni sindacali, la Cgil in particolare, le maglie si ampliarono, consentendo al precario di registrarsi sì in una provincia, potendo però indicarne altre due. In queste ultime, però, sarebbe entrato dal fondo, Senza scalzare nessuno.
A far saltare l’argine sono state le numerose sentenze del Tar che hanno cancellato di fatto i vincoli introdotti dai decreti ministeriali. Così i precari di Lecce, Siracusa, Crotone, Benevento Sassari e via dicendo sono entrati nelle graduatorie provinciali al centronord «a pettine», vale a dire non dal fondo come sarebbe stato giusto, ma con il punteggio maturato nel frattempo nelle graduatorie di provenienza. La rottamazione degli insegnanti non di ruolo in Piemonte, Lombardia, Veneto, Fiuli ed Emilia è cominciata così.
Ma si trattava di un’invasione largamente annunciata. I provvedimenti abrogati dal ministro Maria Chiara Carrozza (premier era Enrico Letta) dopo le sentenze dei Tar, erano destinati a provocare inevitabilmente il terremoto che si è verificato quest’estate, con la pubblicazione sul web delle nuove graduatorie. I precari del Sud, infatti, hanno tutti punteggi altissimi,
maturati grazie alla disinvoltura con la quale, nel Meridione, si riesce a farsi inserire in organico nei plessi scolastici, anche senza fare un’ora di supplenza. Oppure insegnando in più scuole private contemporaneamente. Questa situazione era nota e proprio da qui traggono origine i provvedimenti con cui la Gelmini cercò di arginare il maxi esodo.
I risultati dell’inserimento «a pettine» sono esplosivi. Insegnanti che dai primi posti in graduatoria si vedono precipitare oltre il cinquantesimo. Uno scivolamento che per i docenti delle materie con meno ore come filosofia, geografia o scienze, significa dire addio alla speranza di diventare di ruolo. Insomma, una condanna al precariato a vita.
L’anno scolastico che sta per iniziare è decisamente importante per il popolo dei «senza cattedra». Da qui al 2017, infatti, entreranno in ruolo con contratto a tempo indeterminato ben 63mila docenti. Presi proprio dalle graduatorie in cui maestri e professori del Nord sono stati scavalcati dai colleghi del Meridione.
Ad aiutare i precari siciliani, calabresi, pugliesi e campani a iscriversi nelle province dove avrebbero avuto la certezza matematica di balzare in testa alle graduatorie sono stati alcuni portali web, incluso quello della Cgil Scuola, che offrivano una guida per accompagnare passo passo l’aspirante insegnante di ruolo a compilare i moduli per entrare nelle graduatorie «sicure».