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 2014  agosto 03 Domenica calendario

RAI, OGNI 4 REDATTORI UN CAPO: STRETTA SULLE PROMOZIONI FACILI


IL CASO
ROMA Nei corridoi di viale Mazzini c’è già chi racconta di come era facile un tempo farsi promuovere. Come se fosse passato un secolo da quando uno scatto di grado, un avanzamento, non si negava a nessuno (o quasi). Gratifiche per i meritevoli e prebende per i lottizzati. Ad ogni cambio di governo un nuovo spoil system con attese sempre crescenti. Solo così si spiega un organico di giornalisti composto per lo più da dirigenti: 347 tra direttori, vice direttori, capiredattori e inviati. Un capo in media per ogni quattro redattori.
La Rai è una grande azienda, rispettata in Europa e non solo. Ha lo stesso numero di dipendenti dell’Atac (13 mila), la municipalizzata dei trasporti romani. E proprio come l’Atac, saccheggiata dalle varie parentopoli, pullula di generali e scarseggia di soldati semplici (nel caso dell’Atac di autisti).
Ma ora è scattato il contrordine: le promozioni arriveranno solo se indispensabili per sostituire i ruoli apicali, e comunque col contagocce. La regola varrà sia per i 1.656 giornalisti sia per gli altri dipendenti. Già da un anno, fa sapere l’azienda, la situazione è tornata sotto controllo. Stop alle promozioni a pioggia, per qualsiasi motivo e in qualsiasi periodo dell’anno. Tranne casi eccezionali, il dg Gubitosi ha preteso una stretta, una complessiva riorganizzazione. I direttori potranno richiederle per i loro sottoposti ma solo in due precisi periodi dell’anno (a dicembre e aprile) per casi limitatissimi e comprovate necessità.
L’ACCORDO
In passato nell’azienda proliferano i direttori. Mantenevano la qualifica all’infinito anche dopo aver ceduto il posto al successore. Ora, dopo un accordo siglato tra l’azienda e l’Usigrai, non si parla più di qualifica bensì di incarico, un incarico che viene a cessare nel momento in cui si dismettono le funzioni e cambia il contenuto professionale della mansione esercitata.
I tempi delle 11 testate e dei 140 direttori e vice direttori non sono ancora abbastanza lontani ma stanno per finire. E non è solo per una questione di soldi ma anche di nuova organizzazione del lavoro. Con l’accorpamento delle testate previsto dal piano messo a punto dal direttore generale Gubitosi la cabina di regia delle notizie si concentrerà infatti in due grandi redazioni. L’obiettivo è realizzare nell’arco di 4 anni un modello di news completamente diverso che tenga conto dell’evoluzione tecnologica, digitale terrestre, banda larga, internet. Riprodurre lo schema dell’attuale ammiraglia Tg1 è impensabile, nonché anti-economico: 4 vicedirettori, 29 capiredattori, 12 vice capiredattori, 7 capiservizio e 12 redattori ordinari.
La nuova Rai si ispira alla Bbc, un modello in Europa, anche se, come la Rai, alle prese con un progressivo taglio delle risorse. Nel Regno Unito il servizio pubblico ha puntato sull’innovazione varando una drastica riduzione dell’organico. Risultato: un’unica testata e un’unica direzione giornalistica. In Francia il servizio pubblico ha eliminato gli spot nel prime time e ha previsto una riduzione dell’organico di 500 unità, conseguenza dell’accorpamento di France2 e France3.
Da qui la preoccupazione dei sindacati per la ricaduta che la riorganizzazione dell’informazione potrebbe avere sui posti di lavoro. Tanto più che da noi la situazione è delicata per vari motivi, principalmente la diminuzione dei ricavi pubblicitari; l’erosione ormai strutturale del canone; l’eredità della lottizzazione che ha imprigionato l’azienda trasformandola in una costosa e obsoleta appendice dei partiti.
SUPERMINIMI
Il nuovo vertice ha passato al vaglio tutte le spese. E ha tagliato quelle considerate «incompatibili» con l’esigenza di risparmiare i 150 milioni previsti dalla Spending review. Sotto la lente di ingrandimento sono finite anche le cosiddette promozioni “ad personam”, un istituto molto in voga negli anni passati di cui potrebbe restare solo un vago ricordo. Sono previste dal contratto nazionale di lavoro giornalistico (articolo 11). Supermini individuali di merito concessi dall’azienda su richiesta dei direttori delle testate. «Era l’unico modo per premiera i più meritevoli, colleghi che lavoravano dalla mattina alla sera tardi - ricorda Augusto Minzolini ex direttore del Tg1 - ma stiamo parlando di poche decine di euro. Era importante il gesto, il riconoscimento per il lavoro che facevano. Per fare di una redazione “una squadra” serve anche questo».