Mauro Evangelisti e Diodato Pirone, Il Messaggero 3/8/2014, 3 agosto 2014
VITALIZI BOOM NELLE REGIONI LAZIO, PIÙ 25% IN UN ANNO
IL FOCUS
ROMA C’è poco da fare: prima o poi i privilegi diventano insostenibili. Economicamente, oltre che dal punto di vista etico. Prendiamo il caso del Consiglio Regionale del Lazio. Il bilancio del parlamentino laziale si è violentemente ristretto da 110 a circa 60 milioni di euro annui. Una cura dimagrante salutare segnata dal passaggio dei consiglieri da 70 a 50; dalla ripulitura dei fondi ai partiti saccheggiati dai Fiorito e dai Maruccio; dalla riduzione a rarità delle 24 auto blu (incredibilmente una per ogni tre consiglieri) consentite dal vecchio regno del Bengodi.
Eppure qui, anche se dalle ultime elezioni anticipate del 2013 i vitalizi dei consiglieri sono stati aboliti, la maledizione degli stessi vitalizi maturati in passato resta inestirpata. Questa odiosa forma di privilegio infatti continua a lievitare come un Blob e nel 2013 ha assorbito addirittura il 25% di risorse in più passando da 16 a 20 milioni per via dell’arrivo attorno alla tavola imbandita dell’ondata dei consiglieri della legislatura 2010-2013 chiusa in anticipo. Come se non bastasse, adesso sui conti del Consiglio sono piovuti da Bruxelles altri cinque maxi-vitalizi legati alla mancata riconferma di altrettanti parlamentari europei ex consiglieri regionali. Consiglieri di peso, ex assessori, politici di lungo corso come Alfredo Antoniozzi, Francesco De Angelis, Guido Milana, Alfredo Pallone, Potito Salatto. Fatalmente i loro vitalizi legati alla lunghezza della loro militanza politica sono molto robusti e andranno a pesare, più o meno, per un altro mezzo milione di euro sullo già scarno bilancio del parlamentino regionale.
LE CIFRE
Lasciamo parlare le cifre. I vitalizi di De Angelis e Antoniozzi, l’uno del Pd l’altro del centrodestra, tre legislature nel Lazio, sono a quota 8.805 euro lordi pari ad un netto mensile di 5.815 e annuale di 69.800. Salatto e Pallone, con due legislature regionali, li seguono a ruota: 5.066 netti pari a 60.800 euro netti annuali. Milana, infine, ha alle spalle una sola legislatura, e il suo vitalizio ammonta a 3.136 euro netti mensili. Per uno strano scherzo del destino De Angelis e Antoniozzi sono accumunati da un altro dato: il loro vitalizio segna un nuovo record assoluto essendo, al momento, il più alto fra i 220 sulle spalle dei contribuenti laziali.
Presto però ne arriveranno altri. Già perché in barba ad ogni logica e alla faccia del forte innalzamento dell’età pensionabile scattato dal 2012 con la riforma Fornero, e caso unico in Italia fra tutt’e venti le Regioni, i consiglieri e gli assessori “tecnici” del Lazio in carica fino al febbraio 2013 continuano a poter ottenere il vitalizio a 50 (cinquanta) anni. Una soglia sotto la quale si trovano una quarantina di soggetti. Primo della lista il consigliere non rieletto, Roberto Buonasorte, che compie 50 anni il 21 agosto.
Non solo. Per partecipare alla festa mica bisogna essere politici professionali e/o essere scelti dall’elettorato. Prendiamo il caso della reatina Gabriella Sentinelli. Era consigliere comunale. Improvvisamente viene catapultata nella giunta Polverini come assessore esterno. Fa l’assessore alla Scuola dal 12 ottobre 2010 al 27 settembre 2012 prima di perdere la poltrona perché la giunta Polverini comincia a tagliare. Ora prende al mese 4.402,95 euro lordi pari a 2.990,68 euro netti mensili e 35.888 euro netti annuali. Com’è possibile? «Ai contributi versati nei miei due anni in giunta ho aggiunto 87 mila euro miei per riscattare altri tre anni», dice Sentinelli. Che poi aggiunge con ironia: «Ho 66 anni, spero che quegli 87 mila euro sia stati un buon investimento. Ma con l’età che ho...».
IL TRIPLO SCANDALO
Il ”caso Sentinelli” dà la dimensione dell’incredibile sistema di calcolo del vitalizio della Regione Lazio: con appena 5 anni di versamenti l’assegno sfiora i 4.500 euro lordi mensili. Com’è possibile? Perché c’è uno scandalo nello scandalo. Anzi, due. Il vitalizio della Regione Lazio - ancora caso unico anche questo fra tutte le Regioni italiane - non solo raggiunge il massimo dopo soli 15 anni di permanenza nel consiglio regionale ma nel suo calcolo, oltre ai contributi legati allo stipendio del consigliere, comprende anche parte dei rimborsi spese, la diaria. Proviamo a scriverlo in un altro modo: fino al 2013 quando un consigliere regionale laziale mangiava al ristorante o dormiva in un albergo non otteneva solo il giusto rimborso per spese legate al suo lavoro ma contribuiva anche al suo vitalizio. Di qui l’emergere nel Lazio di disegni di legge anti-vitalizi dei 5Stelle e della Destra cui presto se ne aggiungerà uno della maggioranza che sostiene Nicola Zingaretti. D’altra parte i vitalizi pesano come macigni anche sui bilanci di altri consigli regionali che sono passati alle vie di fatto. Il Trentino ha alzato l’età minima per ottenerli e ha imposto il divieto di cumulo. La Lombardia ha raggiunto un’intesa per imporre un contributo di solidarietà e anche il Friuli è su questa strada. Che tiri una pessima aria per i vitalizi ”maturati” lo hanno capito in molti. In Lombardia, ad esempio, l’ex consigliere regionale Renzo Bossi, figlio di Umberto, ha ritirato i suoi 55 mila euro versati come contributi rinunciando al diritto al vitalizio. Così ha fatto anche la sua nota collega Nicole Minetti che ha ritirato 43.000 euro. Sette casi analoghi sono segnalati in Abruzzo e altrettanti nelle Marche.