Sebastiano Vassalli, Corriere della Sera 3/8/2014, 3 agosto 2014
LA NOSTRA RUMOROSA COLONNA SONORA
C’era una volta la quiete pubblica. La casa, intesa come abitazione civile, era il luogo dove si nasceva e si moriva, dove si tornava per riposare dopo il lavoro. Un luogo che richiedeva e incuteva rispetto. Anche allora c’erano gli ubriaconi e i fracassoni nelle ore notturne, ma venivano zittiti e ricondotti alla ragione in vari modi, non tutti meritevoli di essere rimpianti. Uno di quei modi era il manicomio. Quando mi capitò di cercare, tra le carte del manicomio di Firenze, la cartella clinica del poeta Dino Campa¬na, mi passarono tra le mani chissà quanti casi di ricovero per schiamazzi e disturbo della quiete pubblica. Altri tempi: quando i milanesi spargevano paglia in via Manzoni perché i rumori del traffico non disturbassero le ultime ore di vita di Giuseppe Verdi, e il silenzio veniva ancora apprezzato. Oggi, la casa non è più un luogo sacro: si nasce e si muore altrove, e la colonna sonora della nostra (in)civile convivenza è un frastuono sempre più pervasivo e sempre più molesto per chi vorrebbe difendersene e non può. «Ridateci il silenzio. Contro la distruzione della quiete pubblica, contro la musica imposta» è il titolo di un appello del Gruppo di Firenze: un circolo di insegnanti che si batte da anni per la scuola del merito e della responsabilità. «Potrà forse sorprendere che una iniziativa del genere venga presa da chi si occupa di scuola. Il fatto è che anche la società contribuisce all’educazione e alla diseducazione con i suoi comportamenti più diffusi...».